Riforme, fallita la mediazione di Chiti, il governo non cede: “Avanti anche dopo l’8 agosto”

Pubblicato il 29 Luglio 2014 alle 11:02 Autore: Emanuele Vena

Prima sì,  ora no. Dopo un primo spiraglio di luce con la mediazione di Chiti, torna il buio sulle riforme e sul percorso del ddl Boschi sul Senato. Dopo il diniego del M5S, arriva ora anche il rifiuto di Sel, che rispedisce al mittente la mediazione di Chiti. Nessuna intesa, quindi, è possibile e l’aula del Senato ha ripreso le votazioni sul Ddl Boschi. E in aula è caos al momento del voto. “Non si può, non si può” urlano dai banchi dei Cinque Stelle che obbligano il presidente Grasso a sospendere la seduta. Ma il governo ostenta serenità. “Siamo molto sereni. Stiamo facendo le riforme per il bene del Paese e perciò andremo avanti a lavorare” dice il sottosegretario Graziano Delrio. E il sottosegretario Luca Lotti aggiunge: “Andiamo avanti anche dopo l’8 agosto”.

SEL DICE NO AL DIALOGO –  Il partito di Vendola chiude lo spiraglio di mediazione che si era aperto in mattinata. Pur apprezzando la proposta Chiti, i senatori di Sel hanno definito “irricevibili” le condizioni di Renzi. Il governo aveva chiesto il ritiro degli emendamenti per poter iniziare a discutere. Ma Sel è disposto a ridurre il numero degli emendamenti solo in cambio di precisi impegni da parte del governo. Nicola Fratoianni lancia inoltre un duro attacco al premier: “Quando si parla di temi così rilevanti come il cambiamento della costituzione, il linguaggio è rilevante. Ripulire il linguaggio è la prima condizione: non si può pensare di modificare le posizioni tra maggioranza e opposizione, di trattare, in presenza di linguaggio offensivo e inaccettabile”.

GRASSO: “FATTO IL POSSIBILE” – Il tentativo di mediazione “ha dato esito negativo”. Lo dice il presidente del Senato Pietro Grasso. “I lunghi tentativi di mediazione”, anche con la sospensione dei lavori d’Aula “sono stati vani. Ho fatto tutto il possibile per favorire al massimo qualsiasi soluzione, ma devo prendere atto con rammarico che dobbiamo riprendere le votazioni”.

CONFERENZA CAPIGRUPPO – Nessuna intesa sulla mediazione proposta da Chiti. E’ quello che emerge dalle parole di Maurizio Sacconi (Ncd), che ha ammesso come la riunione non sia servita a nulla. “Abbiamo solo perso tempo, ora votiamo dall’articolo 1” ha dichiarato Sacconi.

chiti senato e renzi mineo

Le prime reazioni allo slittamento del voto finale sul ddl Senato, in seguito alla proposta di mediazione lanciata dal senatore PD Vannino Chiti – basata su una riduzione degli emendamenti a patto di uno slittamento a settembre del voto finale, in modo da usare il tempo da qui all’8 agosto per “concentrare il confronto sulla riforma attorno a grandi temi” – sembravano di apertura. La proposta di Chiti, volta ad evitare la realizzazione della riforma costituzionale “in un clima di contrasti così esasperati, di assenza di clima costituente, di muro contro muro” è volta a concentrare il dibattito su alcuni grandi temi: “elezione dei senatori, numero dei deputati, immunità, elezione del Presidente della Repubblica, istituti di garanzia, le competenze del Senato sui temi etici, il referendum, le competenze tra Stato e regioni”. Spostando alla prima settimana di settembre le dichiarazioni finali ed il voto sull’impianto complessivo di riforma.

FORZA ITALIA ACCOGLIE CON PALETTI – Da Forza Italia, il maggior interlocutore di Renzi sulle riforme, arriva un “sì” alla proposta di mediazione di Chiti, con la richiesta da parte di Donato Bruno – rivolta ai senatori forzisti – di ritirare gli emendamenti ostruzionistici. Tuttavia, lo stesso Bruno avverte: “non tutte le modifiche che ha chiesto Chiti potranno essere accolte dal governo, perchè c’è l’accordo del Nazareno, che è il punto di riferimento che non dobbiamo o possiamo scalfire”.

OK ANCHE DAL PD – “Accolgo con rispetto l’indicazione di Chiti”, è il messaggio di Luigi Zanda, capogruppo PD al Senato, a patto che ci sia “l’accordo di tutti” i gruppi di Palazzo Madama. Zanda aggiunge: “condivido le preoccupazioni espresse dal senatore Chiti su un dibattito avviato verso uno scontro non ragionevole, verso il muro contro muro. Ma è necessario che si vada verso una riduzione molto consistente degli emendamenti”.

SODDISFATTA ANCHE SINISTRA PD – Gianni Cuperlo, intervistato da ‘Repubblica’, plaude alla lettera di Renzi ai senatori: “un’apertura importante, a cominciare dal tono”. E aggiunge: “la riforma costituzionale come la legge elettorale non sono medaglie da appuntare sul petto di qualcuno, ma uno dei pedali per rimettere in piedi il paese”. La proposta di mediazione di Chiti è l’occasione per stemperare i toni: “ora mi auguro che non ci sia più ostruzionismo e si affronti il merito”. Cuperlo ribadisce i nodi principali del ddl Senato e dell’Italicum. Riguardo alla riforma di Palazzo Madama, l’ex presidente PD conferma l’appoggio ad un Senato non elettivo, ritenuto “compatibile con una repubblica parlamentare”, chiedendo però di approfondire “la soluzione francese, cioè un Senato di secondo livello, ma con una platea più larga di elettori”, una scelta dalla quale “ne guadagnerebbe l’equilibrio del sistema”. Sull’Italicum Cuperlo ribadisce la necessità di rivedere le soglie, superare le liste bloccate e garantire l’equilibrio di genere.

M5S, POPOLARI E LEGA – Se Lucio Romano, capogruppo al Senato per i Popolari per l’Italia, dichiara che il suo gruppo “non può che accogliere con favore la proposta” in modo da “concentrarci su alcuni nodi problematici, lasciando il campo libero da proposte che avevano solo una finalità ostruzionistica per quanto consentite dalle regole parlamentari”, la Lega Nord è più dura: “vogliamo risposte concrete, poi decideremo il percorso. In caso contrario, arrivederci…”, è il commento del presidente dei senatori leghisti Gianmarco Centinaio. Il Movimento Cinque Stelle invece ribadisce come la porta del dialogo sia ancora aperta. “Non c’è stato nessun clima da resa dei conti interno al M5S, anzi, il dialogo su legge elettorale e riforme non è chiuso”. A parlare è il senatore Mario Giarrusso, intervistato da ‘Repubblica’, che difende l’operato del vicepresidente della Camera Luigi di Maio – “ha avuto una grande pazienza, ce l’ha messa tutta, ne siamo consapevoli. E Grillo gli ha riconosciuto la stessa stima” – e parla dell’atteggiamento nei confronti del PD: “noi attendiamo sempre delle risposte da loro. Abbiamo fatto proposte precise: il Senato elettivo, la riduzione di entrambe le Camere, alcuni punti su immunità e incandidabilità, solo per dire le cose principali”. Ma sulla proposta Chiti, il M5S non arretra di un centimetro: “non ne ritiriamo nemmeno uno” è la risposta di Vito Petrocelli, capogruppo al Senato, a proposito della possibilità di ridurre il numero di emendamenti. Molto critico anche lo stesso Beppe Grillo: “aprire a quello lì? I giochini sono già fatti”, con riferimento al premier Matteo Renzi.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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