Politica, Regno Unito: Theresa May sceglie la “Soft Brexit”

Pubblicato il 7 Luglio 2018 alle 16:10 Autore: Federico Gonzato
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Politica, Regno Unito: Theresa May sceglie la “Soft Brexit”

The United Kingdom will leave the European Union on 29 March 2019, and begin to chart a new course in the world“. Tradotto: il Regno Unito ha annunciato la data ufficiale della Brexit. Sarà il 29 marzo 2019, esattamente 2 anni ed 8 mesi dal referendum e dalla vittoria del Leave. A sancire la fatidica data, è il documento a margine della riunione del Governo di Sua Maestà svoltasi ieri. Theresa May aveva convocato i suoi 26 ministri nella casa di Chequers, la storica residenza di campagna dei Primi Ministri del Regno Unito situata nel Sud-Est del Paese.

Un gabinetto, quello di ieri, che si è trasformato in una maratona di 12 ore. Un incontro fiume, il cui obiettivo dichiarato era “try to resolve differences over the shape of the UK’s relations with the EU and break the current deadlock with the EU“. In poche parole: superare l’impasse scatenatosi all’indomani della consultazione referendaria; definire il piano di azione per portare a termine la Brexit; dare forma alle relazioni future tra i sudditi di Sua Maestà e l’Europa.

Brexit: le decisioni del meeting di Chequers

Nel corso della riunione svoltasi tra le colline Chilterns, oltre alla data ufficiale di uscita della Gran Bretagna dall’UE, sono state delineate alcune importanti linee guida. Dei punti, questi, i quali fanno propendere gli osservatori ad una conclusione: Theresa May ha optato per la cosiddetta “Soft Brexit”. Per capire realmente in cosa consista basta dare uno sguardo al documento di tre pagine pubblicato sul sito ufficiale del Governo Britannico a margine del meeting di venerdì.

“At the core of this proposal is the establishment by the UK and the EU of a free trade area for goods”. Dunque, per quanto riguarda le relazioni future UK-UE, c’è l’idea di creare un’area di libero scambio per i beni. Il tutto per scongiurare frizioni alla frontiere tra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda. Quest’ultima infatti è membro del mercato comune Europeo e dell’Unione.

Tuttavia, ci sono alcune precisazioni. L’area di libero scambio riguarderà il mercato dei beni, compresi quelli agroalimentari. Per quanto riguarda i servizi, il Regno Unito si riserverà un’ampia flessibilità.

Cosa vuole ottenere la Gran Bretagna

Scorrendo nel documento leggiamo poi: “The UK and the EU would establish a joint institutional framework to provide for the consistent interpretation and application of UK-EU agreements by both parties“. Tradotto: la Grand Bretagna auspica la creazione anche di un “Joint Committee“. Tale comitato congiunto e terzo avrà il compito di dirimere le controversie nell’applicazione degli accordi tra UE e UK. Il principio che Theresa May ha voluto far passare è quello che nessuna delle due parti potrà risolvere le controversie in maniera unilaterale.

Nella prospettiva strettamente Brittanica, come si coglie dal documento, la scelta di questa linea porterà alla possibilità da parte del Regno Unito di stabilire una politica britannica sull’agricoltura e sulla pesca autonoma. In più, si legge che il Governo Britannico auspica di poter ottenere un suo seggio in seno al WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio), in modo tale da decidere  autonomamente su questioni riguardanti le tariffe sul commercio e gli accordi commerciali a livello mondiale.

Brexit: le reazioni al meeting di Chequers

Per la prossima settimana sarà comunque in programma una nuova riunione per definire un White Paper. Un documento che servirà a delineare la proposta britannica e sviluppare quanto stabilito venerdì. Intanto, dalla politica d’oltre Manica sono arrivate tempestivamente le prime reazioni. Il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha detto di non essere convinto dal documento. In particolare, il capo del Labour ha sostenuto di avere molti dubbi sulla scelta di non includere il settore dei servizi negli accordi commerciali.

Discordanti invece le opinioni e le reazioni sul fronte dei Brexiteers. Su Twitter, la parlamentare  Tory pro-Brexit Andrea Leadsom ha appoggiato l’operato di Theresa May. Al contrario, la Prima Ministra britannica incassa le reprimende dei sostenitori della Hard Brexit. Tra questi, si rivede Nigel Farage, il quale ha sostenuto che il piano delineato dalla May è una “svendita al grande capitale mondiale”.

Del tema Brexit, comunque, se ne parlerà ancora a lungo. Theresa May ha solo tracciato la strada. Infatti, il commissario europeo alla Brexit Michel Barnier ha commentato a caldo: “Attendiamo il White Paper per verificare la reale applicabilità della proposta britannica”.

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L'autore: Federico Gonzato

Veronese, classe 1995. Nel luglio 2017 si laurea con lode in Scienze politiche all'Università di Padova. Studia Mass media e politica presso l'Università di Bologna - Campus di Forlì. Appassionato di giornalismo politico e società, segue l'attualità e il dibattito politico interno. Amante della lettura e della pallavolo, milanista nostalgico. Per Termometro Politico mi sono occupato di politica interna. Ora scrivo di Esteri, in particolare di politica d'Oltre Manica.
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