Wimbledon 2018: i premi e quanto guadagnano i vincitori

Pubblicato il 9 Luglio 2018 alle 13:16 Autore: Cesare Fabrizi
Torneo di Wimbledon 2018

Wimbledon 2018: i premi e quanto guadagnano i vincitori

La coppa per il vincitore del torneo e il piatto per la vincitrice, pur avendo un notevole valore economico, per loro saranno puramente simbolici.

Questo perchè il premio vero e proprio consiste in un montepremi elevatissimo, che quest’anno è lievitato a dismisura rispetto all’edizione precedente.

L’incremento medio dei premi è addirittura del 7,6%.

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Wimbledon 2018: il montepremi

Ai vincitori, senza differenze di sesso, andranno 2,5 milioni di euro.

Ai finalisti 1,5 milioni, 638 mila ai semifinalisti, 318 mila a chi arriva ai quarti e a scalare.

In un mondo come quello sportivo, in cui le cifre ormai in ogni campo sono schizzate vertiginosamente verso l’alto (basti pensare a quanto guadagnano all’anno calciatori, cestisti, giocatori di golf, tra ingaggi e pubblicità), non stupiscono questi cachet stratosferici.

Wimbledon genera un giro di affari sempre più grande, basti considerare che il club proprietario del torneo (All England Tennis Club Limited) ha avuto l’anno scorso ricavi per oltre 200 milioni di sterline.

Questo grazie ai biglietti (che vanno da 25 sterline alle 50 000 per il superticket) e ai diritti televisivi.

Basti pensare che gli spettatori nel mondo appassionati al più prestigioso torneo tennistico, che si gioca dal 1877, sono oltre un miliardo.

Torneo di Wimbledon 2018: le coppe

Ma in fin dei conti ai giocatori migliori, già ricchissimi, di queste cifre, forse, interessa poco.

La loro attenzione va alla coppa d’oro che  consegnata al vincitore del torneo maschile e al piatto d’argento alla vincitrice del torneo femminile, da custodire come dei cimeli, su qualche altarino in casa loro anche per dare gloria al loro paese d’origine, o per dare un’eco leggendaria alla loro carriera.

Basti pensare che nessun italiano ha mai vinto il torneo di singolare di Wimbledon e dunque che chi lo vincesse per primo riceverebbe gloria eterna da parte degli appassionati italiani e che la coppa o il piatto diverrebbero delle reliquie sacre da venerare e portare in processione, come la Coppa Davis del 1976.

Un po’ come succedeva ai vincitori delle Olimpiadi greche, che ricevevano in premio una corona d’olivo e poi venivano osannati in patria come degli eroi.

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