Il primo distretto del New Mexico resta in mano ai democratici

Pubblicato il 5 Giugno 2021 alle 15:58 Autore: Giacomo Bridi

Martedì 1 giugno si è votato nel primo distretto del New Mexico per eleggere un nuovo rappresentante. Il seggio era vacante a causa della nomina di Deb Haaland a Segretaria dell’Interno.

La vincitrice è stata la democratica Melanie Stransbury, eletta con il 60,3% dei voti. Si trattava della prima elezione congressuale di una certa rilevanza dopo i ballottaggi del Senato in Georgia del 5 gennaio. Il primo distretto del New Mexico è tradizionalmente democratico, incentrato maggiormente sulla contea di Bernalillo, dove si trova Albuquerque, la città più popolosa dello Stato. Come (quasi) ogni grande città americana, è dominata dal partito democratico, e non è difficile accorgersene.

Nel 2020, Joe Biden ha ricevuto il 61% dei consensi nella contea, la Haaland il 59%. Guardando al distretto, il primo ha ricevuto il 60% contro il 37% di Trump, la seconda il 58%.

La chiave dell’orientamento del NM-01 è facilmente individuabile nella sua composizione demografica. Circa il 50% della popolazione è ispanica, un gruppo demografico che al 65% ha votato Biden nell’ultima tornata. Il 47% degli elettori sono registrati come democratici, seguiti a distanza da un 28% di repubblicani. Facile intuire come dai primi anni 2000, l’intera zona di Albuquerque sia diventata un feudo per i democratici.

L’importanza della vittoria

Una serie di ragioni determinano l’importanza di questa elezione. Primo, verificare quale sia il consenso dell’attuale amministrazione democratica presso i latinos, elettorato che aveva iniziato a mostrare cedimenti nel suo supporto ai democratici. Secondo, si tratta del primo confronto testa a testa tra un candidato democratico e uno repubblicano (le altre elezioni speciali che si sono tenute in questi mesi hanno usato il sistema della jungle o open primary)  ed è quindi una prima “simulazione” delle elezioni di midterm del 2022.

Anche se era abbastanza prevedibile che la Stransbury avrebbe vinto, è il margine a fare la differenza e a dare una chiave di lettura.  Il fatto che, nonostante la minore affluenza tipica di un’elezione speciale (che classicamente aiuta i repubblicani), la democratica abbia vinto con un margine 60-35, sovraperformando Biden, può essere un ottimo segno. O almeno per ora. La maggioranza democratica alla Camera è così fragile che anche un minimo spostamento a destra la potrebbe riconsegnare ai repubblicani. Per il momento, non abbiamo chiare indicazioni su quale sia l’umore del paese. Quel che è certo, è che i democratici sono riusciti a raggiungere un margine di vittoria di 25 punti, consolidando il loro supporto in un distretto che a un certo punto della campagna si era pensato potessero perdere.