Fassina (PD) “Riforme non bastano, superare tabù 3%”

Pubblicato il 19 Agosto 2014 alle 09:45 Autore: Gabriele Maestri
fassina ex sottosegretario governo letta

L’ex viceministro all’economia Stefano Fassina, deputato del Partito Democratico, parla della crisi e delle riforme. Per Fassina “le riforme strutturali sono condizione necessaria ma non sufficiente. Va evitata una manovra di sacrifici di oltre 20 miliardi. Il tabù da superare è quello del 3%”. Il viceministro all’Economia del governo Letta intervistato dalla Stampa invita a fare “una manovra espansiva per il 2015 di 16 miliardi per rendere strutturale il bonus degli 80 euro, esteso ad incapienti e partite Iva”. “Non esistono piani salvifici per liberarsi della zavorra del debito italiano. Una delle questioni che andrebbe posta con forza da Renzi con l’Ue è che tanti paesi hanno debiti insostenibili ed è necessario un meccanismo di gestione condivisa a livello di eurozona”.

fassina

Fassina sottolinea: “va cambiata linea di politica economica a livello europeo. Il governo ha sbagliato a impostare l’avvio della presidenza italiana, dicendo che le politiche di austerità e di svalutazione del lavoro funzionano e che alcuni paesi in ritardo hanno bisogno di deroghe e flessibilità. Avrebbe dovuto porre un problema di carattere generale come sta facendo ora il premier”. L’ex viceministro si sofferma anche sull’ipotesi di un prelievo sulle pensioni: “Per ottenere miliardi bisognerebbe tagliare in modo drastico la parte superiore a quel livello di 2500 euro e lo sconsiglio vivamente”. La spending review? “L’obiettivo di 16 miliardi è irraggiungibile nel 2015 e vorrebbe dire mutilare welfare, sanità, scuola, trasporto pubblico locale, quindi le condizioni di vita delle classi medie”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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