La bomba atomica finanziaria – 1° Puntata

Pubblicato il 16 Aprile 2010 alle 14:13 Autore: Luca Loi

Questa è la prima puntata di un ampio (ed esplosivo) dossier che il Termometro  Politico ha realizzato in merito alla situazione finanziaria “globale” ed alla cosiddetta “ripresa” di cui si sente tanto parlare in tutti media tradizionali o meno. Me non è tutto oro quel che luccica, anzi forse piu’ che oro è…carta straccia.

 

 

Il “grande malato” d’oltreoceano

Aprile 2010.  Si sente tanto parlare di “ripresina”, e di “fine del tunnel”, e tra  dati (o presunti tali) e dichiarazioni di tale e talaltro tra governatori di banche centrali, politici e quant’altro sembrerebbero dare in effetti qualche indicazione al riguardo.

Quarto trimestre 2009  PIL USA +5,7% ,dati  trimestrali Gennaio-Marzo JPMorgan 3,3 Mld di utile, Intel 2,3 Mld di utile,  Grafico Dow Jones in netto rialzo (vedi sotto) praticamente da un anno. Sembra tutto ok, e che il “grande malato” americano e non solo si risollevi. Sembra…

DJultimoanno La bomba atomica finanziaria - 1° Puntata

 

Però qualcosa non quadra. Anche perché la disoccupazione continua a salire (nonostante vari “aggiustamenti” per favorire i conteggi diciamo “positivi”)  e gli indici di povertà ed il ricorso ai programmi di assistenza pubblica per gli indigenti negli USA (nonchè in EU)  continuano a salire vertiginosamente.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

In tal senso ci è molto utile (ed “illuminante”)  il report recentemente pubblicato  dal superconsulente Anton Valukas (nominato dalla corte fallimentare di Manhattan) sul crac Lehman Brothers. Perche’ ci permette (a titolo esemplificativo) di capire molte cose a riguardo di “come” vengono realizzati i bilanci in USA  (e non solo oltreoceano).

Il caso Repo105

Il Repo105 è una specie di “alchimia contabile” che permette diciamo una specie di “restyling” del bilancio per permettere alle aziende di presentare appunto delle trimestrali di bilancio piu’ “attraenti” soprattutto per quanto attiene agli indici di solvibilità e di liquidità. In altri termini si presenta al “mercato” una leva finanziaria media molto più bassa, nascondendo allo stato attuale (stime del WSJ) circa il 42% dei debiti verso il sistema, quindi eclissando in modo fraudolento la vera operatività e la reale esposizione al rischio. La conseguenza è ovvia. L’azionista vede, nella presentazione dei dati, una banca sana, con basso utilizzo della leva, ma molto redditizia.

Lo stesso superconsulente Valukas ha potuto accertare nel caso Lehman l’utilizzo massivo del Repo105 con i seguenti risultati:

Lehmantrucchi

Stiamo parlando di oltre 50 miliardi di dollari in un solo trimestre. Per inciso, un ammontare (ripeto, per un trimestre)  superiore  all’intero crac della Chrysler. E questo per una sola società, e nemmeno la piu’ grossa. Anzi, la Lehman era considerata la più “piccola” tra le banche d’affari di Wall Street. In ogni caso una cifra pari a circa l’entità di due finanziarie italiane.  D’altra parte spesso si sottovaluta l’entità spropositata di denaro che viene gestita dalle strutture finanziarie sia USA che Europee.

Uno specchietto riepilogativo ci aiuta a dare una “dimensione” del crac Lehman che per entità, tanto per essere chiari è pari a circa 11 volte quello della Enron e piu’ di 7 volte di quello della General Motors.

BancarotteUSA

 

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Controllori e “controllati”

 

La  cosa abbastanza allucinante, è che questa “falla” del sistema, (alias Repo105)  è del tutto legale. Anzi, in un articolo del WSJ che ha gettato un po’ di luce su questi meccanismi a dir poco perversi, si fa riferimento ad un’altra fonte che non è soltanto autorevole, è proprio ufficiale: ovverossia la Federal Reserve.

 

Ma c’è anche di più: la Repo 105 è una pratica che è in vigore dal 2001. E quindi sono quasi DIECI ANNI che sostanzialmente (ed ufficialmente)  ci prendono per il sedere. E non solo Lehman Brothers. Ma TUTTI i piu’ grossi operatori finanziari statunitensi (e non solo) nonche’  Bear Stern (altro crac)  e perfino l’amicone  Madoff.

 

All’articolo del WSJ le “banche” americane (tra virgolette, perche’ oramai trattasi di hedge funds e non di banche) hanno risposto: sì è vero, ma “non tanto”.

 

“Ma no, la diminuzione non è così esagerata” (GS) “WSJ ha dato dati un po’ troppo generosi” (JPM) “I nostri sforzi per migliorare la nostra situazione sono comunque visibili” (BofA)
A titolo informativo sia GS (alias Goldman e Sachs)  che JPM (JpMorganChase) che BofA (Bank of America) hanno tutte dimensioni multiple rispetto a Lehman.

 

Alla fine della fiera NON si è ancora in grado di quantificare quante MIGLIAIA DI MILIARDI di Dollari (perche’ siamo su queste stime)  siano “comparsi” fittiziamente nei bilanci della finanza di Wall Street.

E dire che noi ci lamentavamo di Tanzi e Tonna che al confronto ci fanno la figura dei dilettanti. Con la differenza che questi stanno ancora (con l’eccezione appunto di Lehman) TUTTI al loro posto. Ovviamente a spese del contribuente americano.

Ma non basta ancora.

Perche’ qualcuno potrebbe pensare che dopo la “grande paura” del 2008 e l’immenso sacrificio dei contribuenti americani per il programma TARP per il salvataggio delle “banche”  americane (si fa per dire), che la situazione si sia normalizzata, che i dirigenti di Wall Street ora stiano comportandosi virtuosamente e che quindi tutto vada per il meglio.

Ma nemmeno per sogno.

Dove sono andati a finire gli oltre 700 miliardi di dollari del TARP?

Lo vedremo (e non solo quello)  nella prossima puntata.