Da Amburgo un segnale alla Merkel

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 alle 23:46 Autore: Matteo Patané

Il voto è ovviamente anche un avvertimento alla Merkel, e indirettamente all’intera Unione Europea: sebbene la locomotiva tedesca abbia ricominciato a macinare incrementi del PIL a livelli impensabili per le altre economie europee, con inflazione e disoccupazione sotto controllo, la popolazione tedesca ha mal sopportato la politica estera del governo federale in campo europeo, giudicando negativo l’approccio della Merkel alla crisi greca, crisi in cui la Germania si è assunta i maggiori oneri finanziari senza però essere stata in grado di imporre agli altri stati della UE i controlli e le sanzioni necessari per evitare il ripetersi indiscriminato di simili situazioni.
Sicuramente il governo non potrà ignorare questo importante segnale, e se il voto di Amburgo venisse confermato, in esito e proporzioni, dalle consultazioni successive, la politica tedesca per la gestione della crisi irlandese e portoghese potrebbe avere brusche sterzate, con ripercussioni su tutti i Paesi dell’Unione.

Se il partito della Merkel piange, sicuramente il suo alleato, la FDP, può permettersi quantomeno di sorridere. Dopo una lunga assenza dal Parlamento regionale, infatti, la FDP supera la soglia del 5%, sorpassa la Linke e racimola ben nove seggi. Il fatto che parte dei voti in fuga dalla CDU abbiano trovato casa nella FDP rappresenta bene il fallimento della locale politica di alleanze nero-verdi, la voglia di cristallizzare nella loro forma “naturale” le coalizioni di governo e in generale un desiderio di rinnovamento contro una CDU che non ha saputo fare altro che riproporre un sindaco che da principio si sapeva essere sgradito.

Proprio i verdi, i Grünen, si possono considerare gli altri sconfitti della tornata elettorale. Sebbene in grado di ottenere un buon 11%, in incremento di quasi due punti rispetto al 2008, il risultato è tutto sommato modesto rispetto al 15% di cui erano accreditati negli ultimi sondaggi: come nel caso della CDU, anche l’elettorato verde ha mal sopportato la scelta del partito di allearsi con un rivale storico a livello nazionale. A complicare le cose si aggiunge per il partito ecologica la grande vittoria della SPD, in grado di sfiorare la maggioranza assoluta dei consensi e di conseguire la maggioranza assoluta dei seggi: anche se con ogni probabilità il governo del land sarà una coalizione rosso-verde, è evidente che il potere di contrattazione dei Grünen è fortemente ridotto rispetto alla precedente composizione del Parlamento regionale.

Il trionfo della SPD è senza dubbio l’altro grande tema chiave delle elezioni del 20 febbraio. Un successo, il maggiore come portata dal 1982, non spiegabile semplicemente nei termini di una disaffezione alla CDU: la quantità di voti ottenuta dalla SPD, unita alla scelta di un candidato, Olaf Scholz, politicamente figlio di Schröder, sono la prova che gli elettori di Amburgo hanno realmente voltato pagina, riabilitando la sinistra riformista e la sua politica dopo averle condannate un decennio fa. La conquista della maggioranza assoluta dei seggi ridisegna anche il rapporto dentro al centrosinistra tedesco, al cui interno la leadership pareva essere sempre più in bilico, con i Grünen che si facevano pericolosamente vicini agli alleati storici.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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