Come guardare la televisione e imparare qualcosa

Pubblicato il 15 Luglio 2019 alle 19:06 Autore: Nicolò Zuliani
Come guardare la televisione e imparare qualcosa

Come milioni di italiani, oramai guardo poco la TV perché film e trasmissioni sono intermezzi tra uno spot e l’altro, e la qualità è modesta. Grazie a Dio viviamo nel 2019 e ci sono mille modi per avere intrattenimento a prezzo irrisorio e di qualità altissima; YouTube, per dirne una, ma anche Netflix o buona parte dei film prodotti negli USA fino al 1965.

Quello che mi piace è che si trovano programmi capaci di arricchirti facendoti divertire. Dovrei anche guardare Temptation Island e quelle robe lì – dopotutto piacciono un sacco al paese reale – ma va oltre le mie capacità; mi viene l’imbarazzo vicario e a livello di sensazioni è come guardare un’autopsia, solo che almeno con l’autopsia impari qualcosa.

Ed ecco delle gif anni ’80

Ci sono delle eccezioni

Una di queste è tutto ciò che riguarda la cucina. Non farò il nome, ma c’è un grande programma che con la scusa di premi e competizione riporta l’Italia e i suoi abitanti a parlare di cibo, di ingredienti e di tradizioni, facendo riscoprire quell’arte relegata nelle cucine ma che ci ha resi famosi. E dico “riscoprire” perché al mondo non ci sono solo i quarantenni, ma anche grosse dosi di ventenni per cui tutto è nuovo.

Grazie alle trasmissioni di cucina sono partito dicendo peste e corna dei ristoranti con le porzioni da bimbo e sono arrivato a studiare i menu. Soprattutto, sono arrivato a pensare che di cucina non so un accidente: e questo, di solito, è un grande punto di partenza.

Restare ipnotizzato

Di quelle trasmissioni c’è chi scredita i giudici, chi critica i piatti, chi dice che è tutto costruito. È pacifico che ci sia della fuffa – come in tutti i business – ma che male c’è, se ci fa parlare di tortellini e tecniche di cottura? Sono andato a vedere su YouTube i pranzi che vengono serviti nei ristoranti stellati – molti ci fanno veri e propri reportage – e stringendo i denti per riuscire a sopportare gli youtuber, alla fine sono rimasto allibito.

A trent’anni non mangiavo nei ristoranti stellati perché ero squattrinato; oggi perché mi manca la cultura necessaria a capirne un menu, e butterei via i soldi.

Altre gif senza motivo

La menata delle porzioni

Essendo io un accanito tradizionalista tendo a diffidare delle novità – e spesso ho ragione – e la mia prima obiezione erano le porzioni. Ero abituato ad affrontare il cibo come un neanderthal, detto anche studente universitario: fame all’ultimo secondo > cibo da ottenere il più rapidamente possibile > trangugiare il più in fretta possibile per timore dei predatori > svenire. In poche parole, tre etti di pasta aglio olio e peperoncino erano già raffinatissime. Sono state quelle trasmissioni a farmi cambiare idea.

Sentire gli accenti, i nomi, vedere gli errori e i successi.
Quella frase “impariamo a nuotare guardandoti affogare” che ho elevato a mio motto personale ai tempi di Mestre, insomma.

Gordon Ramsay, che oramai sento nella testa quando apro il frigo

Questo non significa che io ci capisca di cucina

Ma da quando Locatelli ha fatto la sua battaglia contro le insalatone – grandi alleate di noi palestrati – sono andato a vedere cosa cucina lui, come le fa lui, ho provato a farle a casa. Ho smesso di comprare sughi pronti e ho cominciato a farmeli io. Ho scoperto il piacere di cucinare, invece di farsi da mangiare. E sarà anche ridicolo, ma mi sono sentito un po’ più italiano.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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