Flat tax 2020: reddito fino a 100 mila euro, niente 20% sul fatturato

Pubblicato il 18 Settembre 2019 alle 13:50 Autore: Guglielmo Sano

Flat tax 2020: il neoministro Gualtieri blocca l’introduzione della Tassa Piatta nell’ordinamento fiscale italiano, quali conseguenze per il nuovo governo?

Flat tax 2020: reddito fino a 100 mila euro, niente 20% sul fatturato

Il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri negli ultimi tempi ha più volte ribadito che il nuovo governo giallorosso ha ormai “archiviato” l’introduzione della Flat Tax nel nostro ordinamento fiscale.

Flat tax 2020: in bilico l’imposta al 20% sui ricavi fino a 100mila euro

Tuttavia, il ministro si riferiva in particolare all’iniziativa targata Lega di introdurre una “tassa piatta” al 15% sui redditi di lavoratori dipendenti e pensionati; primo passo di un lungo percorso che avrebbe portato tutti i contribuenti a subire un unico prelievo del 15%. Nel frattempo, però, c’è in bilico un’altra Flat Tax, per così dire, cioè l’imposta secca al 20% per le partite Iva con ricavi e guadagni tra 65mila e 100mila euro su cui ancora deve esprimersi l’Unione Europea.

Il nuovo governo potrebbe puntare a recuperare 2 miliardi

Pur sempre attesa che la riforma incassi il nullaosta di Bruxelles, bisogna sottolineare che il regime di tassazione al 20% per le Partite Iva entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2020. Se venisse effettivamente messo da parte o comunque rimodulato, il che non si può escludere dopo le parole di Gualtieri, l’attuale esecutivo potrebbe contare nuovamente su poco più di 2 miliardi nel prossimo triennio: infatti, secondo la relazione tecnica della Legge di Bilancio 2018, con l’applicazione dell’imposta al 20% si prevedeva una diminuzione delle entrate per le casse dello Stato pari a 109 milioni nel 2020, di 1,131 miliardi nel 2021 e di 857 milioni nel 2022.

Flat Tax 2020: interventi sul Fisco in tutt’altra direzione

Detto ciò, bloccare il processo di introduzione della Flat Tax nel nostro ordinamento obbligherebbe il governo a intervenire anche su un’altra questione: attualmente si rileva un non irrilevante divario tra circa due milioni di Partite Iva che possono usufruire dell’imposta sostitutiva agevolata del 15% e lavoratori dipendenti e pensionati a cui è invece applicata un’aliquota del 23% anche se percepiscono redditi molto inferiori.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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