Google Trends e la politica italiana

Pubblicato il 8 Settembre 2009 alle 12:08 Autore: Fabio Chiusi

Come si osserva nel grafico Silvio Berlusconi e Marco Travaglio ricevono pressappoco lo stesso interesse da parte degli utenti. In occasione dello visita del Premier al compleanno dei 18 anni di Noemi Letizia c’è una lieve differenza, ma subito riassorbita. L’interesse per Marco Travaglio e le sue battaglie appare perfettamente costante, al punto da indurre la considerazione che, se è vero che non ha perso alcun fan negli ultimi mesi, è altrettanto vero che non ne ha nemmeno guadagnati. Il dato che salta immediatamente all’occhio è tuttavia un altro, e cioè lo strapotere di Beppe Grillo, che si assesta a un valore medio di oltre sei volte superiore a quello di Marco Travaglio, e di oltre dieci rispetto a quello del Premier. Il picco si ha nel luglio 2009, in concomitanza con il suo tentativo di candidatura alla segreteria nazionale del PD, poi rifiutata “per motivi etici” dalla dirigenza dello stesso partito. E qui si impone una considerazione. Soprattutto in ragione del fatto che Beppe Grillo, molto più di Marco Travaglio, non riceve che scarse attenzioni da parte degli organi di informazione tradizionali (quotidiani, ma soprattutto televisioni), il dato appena commentato sembra rivelare con forza che il nostro gioco, che ben rappresenta i rapporti di potere visti tramite l’occhio della rete, applica invece una lente deformante alla realtà extra-internet che ci induce, una volta di più, a prendere i risultati di questo divertissement con una certa prudenza. Al di fuori della rete, infatti, è più che lecito dubitare che l’influenza di Beppe Grillo sull’opinione pubblica sia di dieci volte superiore a quella di Silvio Berlusconi. Allo stesso modo, si può dubitare che Ignazio Marino sia effettivamente in corsa per un posto da segretario nazionale del PD; o che Debora Serracchiani avrebbe potuto vincere le primarie; o, da ultimo, che il leader dell’opposizione in Italia sia Antonio Di Pietro. Con buona pace di Francesco Nardi, Google non ci dirà chi vincerà le primarie del Pd. E no, la “larghissima diffusione di Google” non rende i dati “praticamente incontrovertibili” . Anche un gioco ha le sue regole, e ignorarle significa renderlo né utile né divertente. Ciò che questi risultati invece possono rappresentare è l’umore, l’aria che si respira in rete, fornire lo spaccato di come uno strumento destinato a ricoprire un ruolo sempre più importante nella vita del Paese veda la politica. Chi volesse ereditare le leve del potere è dunque pregato di rileggere il tutto con attenzione. Gli altri possono inserire i nomi che vogliono, e continuare a giocare.

di FABIO CHIUSI


Note:

 

http://www.termometropolitico.it/index.php/Politica-Interna/le-primarie-del-pd-e-il-bendaggio-statistico-di-fabio-chiusi.html

http://www.termometropolitico.it/index.php/Politica-Interna/le-primarie-del-pd-e-il-bendaggio-statistico-di-fabio-chiusi.html

http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/112906/pd_google_ci_dice_chi_vincera

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