L’aggravante “Facebook”

Pubblicato il 25 Dicembre 2009 alle 22:00 Autore: Fabio Chiusi

Peccato che a rimetterci siano tutti quanti non facciano un uso idiota né del giornalismo né della rete. Per fortuna, una schiacciante maggioranza. Ricordo a Lauro (ma anche ai Maroni, alle Carlucci e agli Alfano di turno) che gli iscritti a Facebook sono oltre tredici milioni, e che di questi soltanto poche migliaia passano il proprio tempo minacciando di morte il prossimo su gruppi di dubbio gusto. Altro che fenomeno “diffuso”. Basta chiudere i giornali e trasferirsi in rete, per capirlo. E per capire che se quei gruppi esistono non è perché esiste la rete, ma perché esiste un disagio reale (e non virtuale, come si vorrebbe far credere) che una minoranza della popolazione non riesce a esprimere che con insulti e minacce. Dubito che un disegno di legge possa dissuaderli dal continuare a farlo.

Invece di imputare ai social network la colpa del folle gesto di Tartaglia, il governo pensi a dare una speranza a chi non ha lavoro e forse non l’avrà per tutta la vita; a chi chiede il rispetto delle Istituzioni ed è costretto a testimoniarne continuamente il vilipendio; a chi dalla politica si aspetta proposte, e non ultimatum.

Solo a questo modo la rete rifletterà l’immagine di un Paese diverso e, forse, più tollerante.

 

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