Reddito di cittadinanza: patto per il lavoro, i dati dell’Inps

Pubblicato il 24 Gennaio 2020 alle 10:47 Autore: Daniele Sforza

Il reddito di cittadinanza non è solo un beneficio economico, ma anche un possibile collegamento con l’occupazione. Ma qualcosa non quadra.

Colloquio di lavoro
Reddito di cittadinanza: patto per il lavoro, i dati dell’Inps

L’Inps ha pubblicato gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio sul Reddito di Cittadinanza aggiornati al 7 gennaio 2020. Le domande di RdC e Pensione di cittadinanza pervenute all’Inps sono 1.641.969, delle quali 1.097.684 (ovvero, il 67% del totale) sono state accolte, mentre il 5% (87.649 domande) sono ancora in lavorazione e infine 456.636 (28%) sono state respinte o cancellate. Inoltre, da aprile 2019 al 7 gennaio 2020, sui 1.097.684 nuclei le cui domande sono state accolte, si contano 56.222 nuclei decaduti dal diritto. I restanti nuclei (1.041.462) sono formati da 915.600 percettori di RdC, con 2.370.938 di persone coinvolte, e per 125.862 percettori di Pensione di Cittadinanza, con 142.987 persone coinvolte. A livello geografico, sono le regioni del Sud e delle Isole a dominare la classifica delle domande inviate (910.884, il 56% del totale), seguite dalle regioni del Settentrione (462.945 nuclei, 28% del totale) e da quelle del Centro (268.140 nuclei, il 16% del totale).

Reddito di cittadinanza: patto per il lavoro, i dati sui beneficiari attivabili

Oltre a questi dati ce ne sono altri che invitano a una più attenta riflessione, come quelli relativi all’occupazione per i beneficiari del RdC. Su 915.600 nuclei familiari richiedenti il RdC e 2,4 milioni di persone coinvolte, fino a dicembre 2019 sono state individuate 791 mila persone avviabili al lavoro. Tuttavia, tra questi, solo 1 su 2 (il 53% per essere precisi, ovvero 423 mila persone) risultano essere state convocate per il primo colloquio presso i Centri per l’Impiego, come stabilito dalla normativa che regola il RdC.

Come spiega la senatrice di Italia Viva Annamaria Parente su Vita, i primi colloqui presso i CpI hanno coinvolto 331 mila persone, e tra questi 44 mila persone sono state esonerate dall’attività di ricerca di lavoro per cause ammissibili, mentre 7 mila persone sono state inviate direttamente ai percorsi di inclusione sociale e riconosciuti come non in grado di intraprendere percorsi di inserimento al lavoro. C’è poi una fetta di persone (15 mila) che sono state inviate a procedure di sanzione per aver commesso delle violazioni.

Le persone prese in carico al termine di questa prima fase ammontavano dunque a 264 mila unità su un totale di 724 mila unità (dicembre 2019), diventate poi 745 mila nel mese di gennaio (ovvero che percepiranno il Reddito questo mese e le cui richieste, quindi, sono state già accolte). A dicembre sono state 220 mila le persone che hanno stipulato il patto di servizio, ovvero il 30,4% dei beneficiari attivabili, mentre a gennaio la percentuale è scesa di quasi 1 punto (29,5%). Ciò significa che poco più del 70% dei beneficiari del RdC attivabili non ha ancora stipulato il patto per il lavoro, tra le fasi fondamentali per la misura che a oggi ha fatto parlare di sé solo per il suo carattere assistenzialista, e poco per quello di inserimento occupazionale.

Reddito di cittadinanza: l’interrogazione parlamentare della senatrice Parente (IV)

A fronte di questi numeri la senatrice di IV ha voluto presentare un’interrogazione parlamentare (consultabile qui) chiedendo maggiore chiarezza sui dati, anche perché stando ai dati Anpal del 18 dicembre, solo 28.700 beneficiari del RdC hanno trovato lavoro, ovvero il 3,1% del totale, riveduto e corretto al 3,5% a gennaio 2020, anche se tali dati non dovrebbero essere tutti riconducibili alla misura, visto che i Navigator sono diventati operativi nell’autunno del 2019, mentre gli occupabili segnalati sono stati individuati dallo scorso aprile, ovvero dal mese di avvio del Reddito di cittadinanza.

“Penso che le forze politiche di maggioranza debbano sedersi al più presto intorno a un tavolo per discutere di come stia funzionando la misura, senza ideologie e preconcetti, per il bene dei percettori di reddito e del nostro Paese”, scrive la senatrice Parente, la quale denuncia il forte rischio che “un eventuale fallimento dello strumento porti con sé anche il fallimento delle politiche contro la povertà, cosa che non ci possiamo permettere”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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