Atto di precetto: perchè è utile al creditore e quanto costa

Pubblicato il 12 Novembre 2020 alle 12:05 Autore: Claudio Garau
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Atto di precetto: perchè è utile al creditore e quanto costa

L’atto di precetto talvolta si rivela fondamentale per il creditore, al fine di poter ottenere il pagamento di quanto dovuto da parte del debitore. Qui di seguito vogliamo fare luce su alcuni dettagli pratici che lo caratterizzano, sugli effetti che produce, su chi è il soggetto che lo redige e sui costi. Facciamo chiarezza.

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Atto di precetto: che cos’è?

In buona sostanza, l’atto di precetto consiste in quell’atto formale e scritto tramite cui il creditore intima al suo debitore di adempiere in suo favore al dovere incluso nel titolo esecutivo (come ad es. una sentenza del giudice), avvisandolo al contempo che in ipotesi di inadempimento, la conseguenza sarà l’avvio dell’iter di esecuzione forzata.

La prassi ci insegna che pima di ricevere un formale atto di precetto, al debitore vengono recapitate altre intimazioni di pagamento, incluse in atti stragiudiziali – pensiamo alla raccomandata o la pec di messa in mora – e giudiziali – pensiamo all’ordine di pagamento nel decreto ingiuntivo, nella sentenza di condanna, ma non solo. Può anche succedere che – a seguito di questi avvisi – il debitore paghi una parte del credito, ma non tutta. Ecco allora che in ipotesi sussistano ancora somme da pagare, l’atto di precetto rappresenta una sorta di ultima ‘chiamata’, prima di attivare la procedura di espropriazione forzata.

Ricordiamo altresì che l’atto di precetto indica la cd. attualizzazione del credito, ovvero indica la precisa somma da pagare, al netto di eventuali parziali pagamenti già verificatisi, e comprensiva degli interessi sul credito già maturati, ma anche delle spese che il creditore ha dovuto sostenere dopo l’emissione del titolo esecutivo.

L’atto di precetto indica con esattezza anche chi sono le parti attualmente interessate all’obbligo, ovvero creditore e debitore, che – a seguito dell’emissione del titolo esecutivo – potrebbero essere cambiate a causa ad esempio di una successione nel diritto di credito in gioco.

Qual è la finalità dell’atto di precetto? Gli effetti

Vogliamo rimarcare che l’atto di precetto è uno strumento a favore del creditore, disciplinato dall’art. 480 del Codice di procedura civile. In esso si trova scritto che si tratta di “intimazione di adempiere l’obbligo risultante dal titolo esecutivo entro un termine non minore di dieci giorni“. Pertanto, la funzione e la finalità dell’atto di precetto è quella di porre un termine di tempo da rispettare, giacchè il debitore è tenuto ad adempiere entro 10 giorni dal ricevimento dell’atto, ovvero dalla notifica altrimenti, il creditore sarà libero di agire per conseguire forzatamente quanto dovuto.

Attenzione però: il precetto, a seguito di notifica, produce i suoi effetti per un periodo di tempo sottoposto a limite: infatti, in base alle norme di procedura civile, il creditore può attivare l’esecuzione forzata contro il debitore entro 90 giorni, a pena di perdita di validità dell’atto. Il periodo di efficacia comincia a decorrere dalla data nella quale il debitore riceve la notifica dell’atto di precetto. Tuttavia, la scadenza dell’atto in questione non comporta anche la scomparsa del diritto di credito acclarato. Infatti, il creditore è libero di spedire al debitore un ulteriore atto di precetto in rinnovazione, allo scopo di far ripartire di nuovo i 90 giorni per dare inizio alla procedura di esecuzione forzata.

In verità, però, sussiste una ulteriore finalità dell’atto di precetto: in tutela del debitore, infatti, il legislatore ha inteso predisporre un atto che, per colui che deve pagare, costituisce un ultimo avviso che, se rispettato, consente di evitare il pignoramento dei beni, mobili o immobili.

Ma il debitore può anche decidere di opporsi all’atto di precetto, contestandone irregolarità formali o l’effettiva sussistenza del diritto di credito: toccherà all’autorità giudiziaria esprimersi.

Il presupposto dell’atto di precetto

L’atto di precetto, per poter essere ritenuto conforme alla legge, deve essere obbligatoriamente preceduto dalla notifica di un titolo esecutivo, vale a dire il documento che certifica il diritto del creditore. Questo documento può essere rappresentato da una sentenza, da un’ordinanza di condanna o da un decreto ingiuntivo.

Un titolo è detto ‘esecutivo’, quando è munito di una particolare formula apposta dalla cancelleria del tribunale, che include l’ordine a tutti gli ufficiali giudiziari di eseguire quanto stabilito dal magistrato nel suo provvedimento o quanto risultante dall’atto stragiudiziale. Infatti, il titolo che certifica il diritto di credito può anche essere di ambito stragiudiziale, come ad es. una cambiale, una scrittura privata autenticata, un contratto di mutuo o un assegno. Anche in queste ultime circostanze, è necessaria la notifica dell’atto di precetto, prima di procedere eventualmente con l’espropriazione forzata sui beni del debitore. La prassi ci ricorda che non di rado atto di precetto e titolo esecutivo sono notificati al debitore in modo congiunto in un solo atto: tipico il caso della sentenza unita ad atto di precetto.

Dobbiamo altresì rimarcare che il diritto di credito in gioco, per consentire di avvalersi dell’atto del precetto e di ciò che ne consegue, deve avere tre caratteristiche essenziali, ovvero deve essere liquido, ovvero preciso nel suo ammontare; esigibile, vale a dire non legato a condizione o termine; e deve essere certo, ovvero esistente realmente.

Chi lo redige e quanto costa

E’ l’avvocato il soggetto che si occupa della redazione dell’atto di precetto. Si tratta comunque di un atto stragiudiziale, e pertanto non è necessario immettere alcuna marca da bollo né versare il contributo unificato o l’imposta di registro.

Tuttavia, il creditore deve far fronte alle spese per la redazione dell’atto, pagando cioè un compenso all’avvocato, calcolato sulla scorta delle tariffe forensi e parametrato al valore della causa, ovvero la somma in pratica spettante al creditore. Ecco in sintesi i costi previsti per la redazione:

  • 135,00 euro, quando il valore della causa è fino a 5.200,00 euro;
  • 225,00 euro, quando il valore della causa e tra 5.201,00 e 26.000 euro;
  • 315,00 euro, quando il valore della causa è tra 26.000,01 e 52.000,00 euro;
  • 405,00 euro, quando il valore della causa è tra 52.001,00 e 260.000 euro;
  • 540,00 euro quando il valore della causa è tra 260.001 e 520.000 euro.

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Sul creditore però gravano anche le spese per la notifica dell’atto stesso. L’ammontare di esse è diverso a seconda che la notificazione sia compiuta dall’avvocato – con Pec o raccomandata – oppure dall’ufficiale giudiziario – di persona o tramite posta.

Concludendo, sul piano dei costi, bisogna dunque tener conto che un atto di precetto comporterà sempre una spesa nell’ordine di alcune centinaia di euro, ma che occorre versare per veder garantito il proprio diritto di credito.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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