Calciopoli, the end: la cupola esisteva, ma Moggi è prescritto

Pubblicato il 24 Marzo 2015 alle 12:55 Autore: Stefano Merlino

The end. La Cassazione ha messo la parole fine su Calciopoli, uno degli scandali più grossi che ha colpito il calcio italiano, riducendolo in fin di vita e facendone perdere la credibilità anche a livello internazionale. Sono passati quasi nove anni da quei drammatici giorni di inizio maggio del 2006, quando si iniziò a parlare di presunte combine, campionati falsati, arbitri ‘sequestrati’ e cupola. In mezzo a quel caos per fortuna, un meraviglioso mondiale vinto in Germania che per qualche settimana fece dimenticare all’Italia intera la vergognosa vicenda.

Reati prescritti

“Sono stati spesi soldi pubblici, il processo è stato abnorme, abbiamo scherzato per nove anni e soltanto ora la Cassazione conferma la regolarità di quei campionati che, secondo l’accusa, erano falsati”. Sono queste le primissime parole di Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus ritenuto la mente di quella cupola che governava la Serie A, aggiustando i risultati e pilotando addirittura le designazioni arbitrali. A onor del vero però, non si può affermare che il navigato dirigente ne sia uscito completamente ripulito dopo le condanne in primo e secondo grado. La Terza Sezione Penale infatti, ha confermato l’esistenza di questo sistema che avrebbe fortemente condizionato il campionato 2004-2005, anche se ha dichiarato prescritti quei reati per i quali Moggi (condannato in secondo grado a 2 anni e 4 mesi per associazione a delinquere aggravata,ndr) ed altri diversi nomi eccellenti del calcio italiano (Innocenzo Mazzini, ex dirigente FIGC, e diversi ex fischietti, ndr), avrebbero dovuto scontare pene più o meno lunghe. Per l’ex direttore generale, così come per Antonio Giraudo, altro ex dirigente bianconero e membro della cupola, si potrebbe tranquillamente parlare di ‘vittoria’, conquistata dopo un lunghissimo iter giudiziario.

moggi-prescritto

Chi paga?

A poche ore dalla pronuncia della Cassazione, c’è imbarazzo palpabile tra dirigenti, calciatori e semplici tifosi, perché tutti si sarebbero aspettati un finale completamente diverso. L’unico soggetto per cui è stata confermata la condanna a 10 mesi di reclusione è l’ex arbitro Massimo De Santis che ha rinunciato alla prescrizione e il cui coinvolgimento riguarda soltanto due match. La partita ora si sposta in altre sedi: interessante sarà la questione relativa ai risarcimenti che diverse società, tra le quali Brescia, Bologna e Lecce, hanno più volte chiesto per essere state vittime di questo sistema di combine.

L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
Tutti gli articoli di Stefano Merlino →