Champions League, Juventus: da Rimini alla finale di Berlino in 9 anni

Pubblicato il 14 Maggio 2015 alle 12:09 Autore: Stefano Merlino

Dalla rete di Matteo Paro contro il Rimini alla prima giornata di Serie B, a quella di Alvaro Morata in semifinale di Champions League contro il Real Madrid. Queste due partite, entrambe finite con il punteggio di 1 a 1 quasi fosse uno scherzo del destino, hanno scritto la storia recente della Juventus, una storia fatta non sempre di trionfi. In appena 9 anni, la Vecchia Signora è passata dai polverosi campetti della cadetteria dove ci è stata soltanto per una stagione, a quelli più prestigiosi del salottino buono d’Europa. Il 6 giugno all’Olympiastadion di Berlino, lo stesso che ha consacrato l’Italia di Marcello Lippi campione del mondo per la quarta volta, i bianconeri cercheranno di abbattere il Barcellona degli dei del calcio.

La rivincita di Massimiliano Allegri

Alzi la mano chi, tra milanisti e juventini doc, ha soltanto pensato che l’ex calciatore livornese avrebbe non solo vinto così agevolmente il suo primo scudetto alla guida della Juve, ma l’avrebbe addirittura portata in finale di Champions League. Forse nemmeno il più ottimista avrebbe scommesso un solo centesimo in Massimiliano Allegri, tecnico cacciato dal Milan dopo la batosta subita dal Sassuolo nello scorso campionato e scelto dalla proprietà bianconera per sostituire Antonio Conte. Chissà a cosa avrà pensato il buon Max al triplice fischio del signor Jonas Eriksson.

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Chissà se i pensieri sono andati subito a quella parte di popolo juventino che durante i suoi primi giorni di lavoro, l’ha contestato reputandolo non all’altezza dell’ex Conte la cui era sembra essere un lontano, lontanissimo ricordo. Nella testa del popolo bianconero ora non c’è più spazio per il grande ex che, se aveva riportato la Juve in Paradiso conquistando ben tre scudetti di fila, oltre i confini nazionali ha rimediato soltanto figuracce. In questa prima stagione Allegri ha stravinto la sfida con l’attuale Commissario Tecnico della Nazionale colui che il, 10 aprile del 2013 pochi minuti dopo l’eliminazione della Juve ai quarti contro il Bayern Monaco, aveva lanciato un allarme, quasi una profezia: “Non vedo la possibilità di un successo in Champions League di nessuna italiana per molti, molti anni”.

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Morata

La giovane promessa del calcio spagnolo ieri sera l’ha fatta davvero grossa davanti al suo ex allenatore, ai suoi ex compagni di squadra e tifosi. La rete con cui Morata ha regalato alla Juve la finale di Berlino, ha il sapore della beffa che più beffa non si può. Ancora una volta, la legge dell’ex ha colpito ancora. Il nazionale spagnolo aveva una voglia matta di ‘punire’ la sua ex squadra dopo il trattamento riservatogli la scorsa estate. Lui al Real ci teneva, e pure molto. Florentino Perez invece, non ha esitato a cedere al miglior offerente un attaccante micidiale, ma che a quelle latitudini per trovare spazio avrebbe dovuto pregare affinché uno tra Cristiano Ronaldo, Karim Benzema e Gareth Bale, si infortunasse. La Juventus e Allegri hanno avuto pazienza, l’hanno aspettato e lui, nelle due semifinali, ha giocato da autentico campione punendo per ben due volte il suo ex capitano, Iker Casillas.

L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
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