Raymond Poulidor: addio all’eterno secondo che ha stregato i francesi

Pubblicato il 13 Novembre 2019 alle 17:05 Autore: Cesare Fabrizi
Raymond Poulidor: addio all’eterno secondo che ha stregato i francesi

Raymond Poulidor è morto stamattina, all’età di 83 anni. Era ricoverato in ospedale da ottobre. Per i francesi è stato un’icona, un simbolo del Tour de France e del ciclismo, uno degli atleti più amati dai transalpini, persino più del suo acerrimo rivale Jacques Anquetil.

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Raymond Poulidor: chi era il ciclista francese

Raymond Poulidor è stato uno dei ciclisti che meglio ha rappresentato l’epoca d’oro del ciclismo, tra gli anni ’60 e ’70. È stato lui il trait d’union di due grandissimi campioni di questo sport come Jacques Anquetil ed Eddy Merckx e da entrambi ha rimediato sempre e solo sconfitte pesantissime. Soprannominato Pou Pou, nel suo palmarés spiccano le vittorie alla Vuelta di Spagna, alla Milano Sanremo e alla Freccia Vallone, ma soprattutto ben otto podi al Tour, senza mai vestire neanche per un giorno la maglia gialla a fine corsa (tre volte 2° e cinque volte 3°) e sei podi al Mondiale, anche qui senza mai salire sul gradino più alto del podio.

Proprio per questo motivo tutti i francesi lo amavano alla follia, preferendolo al connazionale cinque volte vincitore della Grand Boucle Anquetil, con cui dette vita a una rivalità paragonabile a quella che ci fu in Italia tra Coppi e Bartali. Mai fu più appropriata la definizione di eterno secondo che venne data a Raymond Poulidor; nel suo caso si andava oltre le statistiche, visto che spesso fu vicino a vincerlo il tanto agognato Tour de France, ma ogni volta succedeva sempre qualcosa di diverso: o un rivale compiva un’impresa eccezionale, oppure un colpo di sfortuna come nel 1968 quando, a Tour praticamente vinto, venne investito da una motocicletta ad Albi e fu costretto al ritiro.

L’uomo oltre il campione

Raymond Poulidor è stato simbolo del ciclismo popolare lui che, figlio di contadini, incarnava l’uomo che nella vita era “arrivato” partendo dal basso. Con la sua faccia e il suo naso alla Asterix, è sempre stato disponibile per una festa, un banchetto, un battesimo con tutti. Durante la telecronaca di una tappa dell’ultimo Tour de France, raccontò di aver dato appuntamento per un caffè a un ragazzo che gli scriveva da anni e che portava il suo stesso nome in quanto i suoi genitori erano accaniti fans di Pou Pou.

È stato per 43 anni Testimonial della Grande Boucle. Sempre gentile e disponibile con tutti, non ha mai recriminato per una sconfitta o per la sfortuna. A suo nipote, l’olandese Mathieu Van Der Poel, il compito di continuare “l’arte” di famiglia e di vincere quello che l’illustre nonno non è riuscito a conquistare. Tra l’altro Van Der Poel è attualmente il miglior ciclocrossista in circolazione e all’ultimo Mondiale su strada è arrivato a 10 km di distanza dal titolo di campione del mondo.