Elezioni politiche, l’affluenza storica in Italia. Scenderemo sotto il 70%?

Pubblicato il 23 Settembre 2022 alle 16:58 Autore: Gianni Balduzzi
elezioni politiche

Elezioni politiche, l’affluenza storica in Italia. Scenderemo sotto il 70%?

Come sempre anche in questa tornata elettorale la domanda non riguarda solamente chi vincerà, chi perderà, la percentuale che le varie liste prenderanno, ma anche quale sarà l’affluenza al voto, quanti italiani si recheranno alle urne.

Il Centro di Ricerca Cise ha evidenziato in un grafico l’andamento della percentuale di elettori che hanno votato nelle elezioni politiche dal 1948 ad oggi.

Come è evidente si è assistito a un progressivo calo.

Nei primi trent’anno di vita della Repubblica l’affluenza fu massiccia. A recarsi alle urne erano tra il 90% e il 95% degli italiani, con una punta del 93,8% nel 1953. Nel 1979 scese al 91% e sotto l’89% nel 1983 e 1987.

Vi è da fare notare che dal 1979 al 2001 sono inclusi nel calcolo complessivo anche i residenti all’estero, cosa che contribuisce ad abbassare i valori.

Ma non è solo per questo che l’affluenza scende gradualmente, rimanendo però comunque sopra l’81,4% nel 2001, che è più dell’85% se consideriamo solo chi vive in Italia.

Dal 2006 si calcola di nuovo solo la percentuale di residenti sul territorio nazionale. In quell’occasione sono l’84,2% di essi coloro che si recano a votare, e l’80,6% nel 2008.

Per la prima volta nel 2013 l’affluenza è crollata sotto l’80%, al 75,2%, per poi scendere ulteriormente, al 72,9%, nel 2018.

elezioni politiche

Votare alle elezioni politiche non è più ritenuto un dovere.

Il Cise fa notare come in realtà il calo sia stato lento, non troppo forte e fisiologico, e in fondo rispetto all’affluenza alle elezioni politiche in altri Paesi quella italiana non sia molto diversa.

In Germania ha votato nel 2021 il 76,6%, nel Regno Unito nel 2019 il 67,3%, in Spagna lo stesso anno il 66,2%, e alle presidenziali francesi in questa primavera il 73,7%.

Il fatto è che vi sono molti fattori da considerare.

  • Vi è una maggiore mobilità delle persone, in tanti non abitano dove hanno la residenza o sono in viaggio di lavoro, o per motivi familiari
  • L’assenza della possibilità di votare per posta provoca la cosiddetta astensione involontaria. È quella di chi non può proprio recarsi presso la propria residenza per votare, nonostante gli sconti governativi per i biglietti di viaggio.
  • L’età media della popolazione è aumentata molto nel corso dei decenni. Una volta ad avere più di 80 anni e problemi di mobilità erano molto pochi, oggi sono in tanti i non autosufficienti, che in gran parte diserteranno le urne.

Questi elementi “tecnici” si affiancano a quelli politici. La disaffezione verso i partiti in Italia è maggiore che altrove. Si è passati da una società estremamente politicizzata, con sezioni anche in paesi di poche migliaia di abitanti e milioni di iscritti a una che da 30 anni non ha alcuna fiducia verso la classe dirigente, anche quella non politica.

Come si tradurrà nelle urne tutto ciò? Secondo molti istituti l’affluenza questa volta dovrebbe scendere sotto il 70%. Andrà così? O riuscirà a rimanere sopra la soglia psicologica del 70%?

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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