La strategia di Giorgia Meloni per il 2024, obiettivo Bruxelles (aggiornamento 15 MAGGIO)

Pubblicato il 15 Maggio 2023 alle 07:03 Autore: Gianni Balduzzi

Come Giorgia Meloni cerca di contare di più a Bruxelles, centrali le alleanze con i conservatori polacchi e parte del PPE

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Ultime notizie Il premier italiano Giorgia Meloni ora punta a fare parte di una nuova maggioranza in Europa, guidata da PPE e conservatori (aggiornamento 15 Maggio)

Il premier italiano Giorgia Meloni ora punta a fare parte di una nuova maggioranza in Europa, guidata da PPE e conservatori Che questo governo riesca ad avere meno entrature di quello Draghi presso le cancellerie dei Paesi maggiori d’Europa, a Parigi, a Berlino, e presso l’Unione Europea, è vero. Ed è inevitabile, visto il curriculum dell’ex Presidente del Consiglio.

Tuttavia a quanto pare Giorgia Meloni non ha intenzione di stare a guardare. L’obiettivo è di medio periodo, il maggio 2024, quando si terranno le nuove elezioni europee. È nel post elezioni, al momento della designazione della nuova Commissione Europea, che il premier attuale ha intenzione di cambiare la situazione, giocando un ruolo da protagonista nella formazione di una maggioranza diversa da quella attuale.

È il PPE che dovrebbe fare il “ribaltone”

Oggi il potere a Bruxelles è in mano a chi lo ha sempre avuto, una coalizione larga, chiamata “Ursula” in onore della Presidente Von der Leyen, che in realtà comprende le forze politiche da sempre più europeiste e al centro della costruzione della Ue, i popolari, maggioranza relativa, i socialdemocratici, i liberali.

Si tratta di un’alleanza tra partiti che in gran parte dei Paesi sono contrapposti, basti pensare a CDU e SPD in Germania, o a Forza Italia e PD in Italia.

Gran parte delle forze del PPE sono in realtà di centrodestra, e non vedrebbero male un cambiamento. È qui che si infila Giorgia Meloni, con il gruppo europeo cui appartiene Fratelli d’Italia, quello dei Conservatori e Riformisti (ECR). L’idea è di stringere un’alleanza con il PPE, o perlomeno con la maggioranza di esso, e votare un Presidente di Commissione diverso da Von der Leyen, la quale non ha ancora fatto sapere se sarà disponibile per un secondo mandato. Molto, si capisce, dipende da queste manovre. La strategia avrebbe come perno soprattutto Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, appunto, gli stretti alleati di Legge e Giustizia, al governo in Polonia, i popolari spagnoli che dovrebbero vincere le prossime elezioni nazionali a fine 2023 e la CDU tedesca del capogruppo del PPE Weber e di Merz, meno centrista di Merkel.

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L’anti Von der Leyen appoggiata da Giorgia Meloni è Roberta Metsola

Attualmente nel Parlamento Europeo PPE e ECR hanno insieme 242 seggi su 705. Secondo gli ultimi sondaggi nel prossimo ne avrebbero 246, grazie a un leggero calo dei popolari e a un aumento dei conservatori riformisti. Per ottenere una maggioranza vi è bisogno di coinvolgere anche il gruppo Identità e Democrazia, quello degli euroscettici, che dovrebbero avere circa 65 seggi, poco più di oggi. In esso siedono i leghisti, i deputati lepenisti, quelli della Fpo austriaca e della AfD tedesca. Solo i primi, i leghisti, sono fanno parte di un’alleanza di governo di centrodestra, gli altri sono anzi concorrenti e avversari dei partiti del PPE nei rispettivi Paesi.

Non è l’unico problema. Nonostante il PPE, e in particolare la CDU tedesca, siano meno centriste e meno propense ad accordi con i socialisti di un tempo, non tutti i suoi membri sono a favore di un’alleanza con la destra. La polacca Piattaforma Civica è all’opposizione di Legge e Giustizia, ECR, ed è più liberal, difficilmente potrebbe fare una coalizione parlamentare organica con i propri maggiori avversari.

A fare cadere le resistenze potrebbe essere la designazione a Presidente della Commissione Europea l’attuale Presidente del Parlamento Roberta Metsola, maltese, del PPE, abbastanza moderata da convincere chi teme una svolta a destra, meno centrista di Von der Leyen e più gradita ai conservatori, che già l’hanno sostenuta come successore di Sassoli.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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