Sea Shepherd “infierisce” sul Giappone

Pubblicato il 10 Aprile 2011 alle 17:43 Autore: Francesca Petrini
giappone

Inoltre, è interessante notare il rapporto esistente fra l’attività di caccia alle balene ed il consumo che della carne di balena si riscontra in Giappone, dove appunto è possibile trovarla nei mercati alimentari o sotto forma di scatolette di cibo per animali domestici. Nonostante il fatto che la domanda di carne di balena per il consumo domestico sia in netto calo tra la popolazione – e i frigoriferi dell’ICR sono pieni al punto da assicurarne due anni di consumo senza bisogno di pesca alcuna – i livelli dell’indotto industriale che ruotano intorno alla caccia alle balene (si pensi solo alle necessità legate alla costruzione di navi baleniere) sono talmente elevati che non permettono di immaginare una fine dell’attività di caccia, almeno nel breve periodo. Bisogna chiedersi chi trae profitto dalla caccia: come nel caso delle guerre, esistono sempre, anche se  nell’ombra, interessi in ballo così alti che l’attività continua anche qualora sia diventata, paradossalmente, irrazionale. La caccia è sovvenzionata dallo Stato, che investe milioni di yen tramite l’agenzia della pesca. Secondo Paul Watson,  “è naturale che ci sia corruzione all’interno del settore giapponese della caccia alla balena. Il sindacato che rappresenta gli equipaggi delle navi baleniere è un sindacato controllato dalla Yakuza e la Yakuza è l’equivalente giapponese della mafia”; questa organizzazione “fa pressioni per continuare l’operazione delle flotte a fornire posti di lavoro per i membri del sindacato”. Per questo Sea Shepherd si concentra sul lato economico come arma per colpire: l’unico modo per fermare la caccia alle balene è colpire il punto debole dell’avversario, ovvero i profitti. Se le navi non possono pescare e non possono vendere la carne, di conseguenza diventa eccessivamente oneroso per il Giappone scendere fino ai mari antartici ogni anno.

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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