Bosnia, strane alleanze. Chi vince e chi perde
I cittadini, ancora sconfitti
Nei confronti di questa crisi, la reazione più spontanea è quella della confusione e dell’incomprensione per questo caos di retroscena, sotterfugi e regole (non) scritte. Ancora una volta, si manifestano due aspetti costanti del quadro politico bosniaco: il primo è la macchinosità del sistema istituzionale, un intricato insieme di maggioranze incrociate e veti potenziali, il tutto sotto l’onnipresente chiave etnonazionale di ripartizione del potere. Va detto che i cambi di maggioranza e il rimpasto dei ministri sono procedure più che legittime in una democrazia parlamentare. A patto, però, di essere regolamentate da norme chiare e trasparenti. Invece tutto è lasciato alla discrezionalità, a ricatti e condizionamenti extra-istituzionali. Il secondo aspetto è il costante “deragliamento ideologico” del sistema politico. L’esempio più evidente è quello del socialdemocratico SDP, che firma l’alleanza con gli “etno-clero-capitalisti” di SBB e il giorno seguente invita a entrare in coalizione nientemeno che Naša Stranka (“Il nostro partito”), il partito più radicalmente civico e anti-nazionalista esistente oggi in Bosnia. Che, infatti, ha rifiutato senza pensarci troppo. Lo sbandamento di posizioni ideologiche coinvolge anche la stampa. È un po’ straniante osservare l’evoluzione degli orientamenti dei due principali quotidiani di Sarajevo, “Oslobođenje” e “Dnevni Avaz”. Il primo, che fu prima organo della Lega dei Comunisti, poi baluardo della Bosnia plurietnica durante il conflitto e infine in orbita SDP nel periodo post-Dayton, in questi giorni si mostra vicino alle posizioni dell’SDA e assai critico verso l’asse SDP-SBB. Invece Dnevni Avaz, che per anni ha tirato bordate contro l’SDP, adesso gli tesse quotidianamente lodi (per ovvie ragioni di supporto al proprio editore).
La crisi politica in corso non fa che alimentare la frustrazione dei cittadini della Bosnia-Erzegovina, che guardano alla politica con uno sconforto crescente e sempre più tangibile. Ma questo disappunto non riesce a trasformarsi in un una spontanea reazione civica contro la corruzione e l’irresponsabilità dell’attuale classe politica. Così le conseguenze di questa crisi e le imminenti elezioni amministrative rischiano di ratificare ancora una volta lo status quo, invece di sanzionarlo.
di Alfredo Sasso