Capitan Harlock, la censura e Berlusconi

Pubblicato il 28 Luglio 2012 alle 17:02 Autore: Matteo Patané

La semplice presentazione della versione DVD dell’opera lascia intendere appieno gli elementi con cui ci si troverà a che fare nella serie: un governo imbelle, un popolo sopito, un contestatore che lotta per la libertà ai margini della legge e dalla legge anzi ostacolato. Se il ladro Lupin III, pur essendo un criminale, è comunque inserito nel sistema sociale in cui vive, Capitan Harlock è invece un’accusa ed una critica sociale molto pesante contro l’inazione politica e lo smarrimento dei valori, una bandiera dell’impossibilità di abdicare ai propri principi nel nome della semplice convivenza sociale.

Per quanto i sostenitori della censura parlino della protezione degli individui da contenuti pericolosi, è evidente come – e la giustificazione esposta non lo nega – la censura in realtà nasca dal bisogno di prevenire nel popolo il sorgere di determinati pensieri, la presa di coscienza di determinate opinioni.
Agendo retroattivamente, analizzando la censura operata su questo anime, emerge un quadro desolante in cui la partitocrazia italiana al comando della RAI esprime tutta la propria sottile capacità di conservazione del potere attraverso l’epurazione di elementi anche solo lontanamente di critica. Osservando l’entità degli interventi censori, si può letteralmente parlare di una coda di paglia da parte dei politici italiani, evidentemente riconosciutisi nell’imbelle classe dirigente che domina la Terra nell’anime.

La produzione RAI ebbe da ridire sull’opera a partire dalla sigla, in particolare per quanto riguarda il verso il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà, in quanto riteneva ricordasse la X MAS, la divisione dell’esercito della Repubblica di Salò che al comando di Borghese contrastò assieme ai tedeschi l’avanzata degli alleati sul suolo italiano, ed il cui stemma era proprio un teschio. La sigla andò in onda senza censura e senza modifiche, ma l’opera venne circondata da un’ingiustificata fama di filo-fascismo per diverso tempo.

Sin dall’introduzione del cartone si notano i primi tagli: la Terra di Harlock è un mondo in declino, una civiltà stanca e stemperata, preda di un governo corrotto e non interessato al bene pubblico e in cui la popolazione è tenuta in uno stato di serenità permanente grazie a trasmissioni televisive manipolate. Questa parte, anche se per diversi aspetti è stata riportata fedelmente nella versione italiana, ha subito diverse edulcorazioni; il taglio ha di per sé quasi dell’ironico, considerando che afferma l’esistenza di una manipolazione simile a quella descritta nel cartone…

La scena censurata forse più celebre si trova tuttavia nella 4° puntata dell’anime, e riguarda il momento in cui uno dei personaggi principali, Tadashi Dayo, in fuga da una città terrestre dopo aver visto il proprio padre ucciso dagli invasori alieni di turno, aver tentato di avvertire il governo della minaccia ed essersi ritrovato per questo arrestato e condannato, spara ad una bandiera del governo urlando “Tu non sei più la mia bandiera” prima di arruolarsi definitivamente nella compagine di Harlock. L’idea di rinnegare la propria patria per seguire un fuorilegge – non importa quali fossero gli ideali che muovevano tanto la patria quanto il fuorilegge – unita all’oltraggio della distruzione del simbolo patriottico della bandiera era evidentemente insopportabile per la RAI dell’epoca, e nella versione integrale del DVD si assiste quindi ad una lunga scena, oltre una decina di secondi, interamente in lingua giapponese.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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