Bulgaria, stazione Europa. L’euro e la metropolitana di Sofia.
[ad]I bulgari sono preoccupati, ha detto il Premier Borisov, perché la situazione è ancora molto incerta e la crisi dell’eurozona impedisce ai governi e alla gente comune di avere fiducia nella moneta europea; la sfiducia nei confronti dell’unione monetaria non si ferma soltanto in Bulgaria: anche Polonia, Lettonia e Lituana hanno da poco espresso i loro dubbi sull’adozione dell’euro, nonostante inizialmente avessero mostrato molto entusiasmo, hanno recentemente rimandato la decisione al 2014. Secondo il primo ministro bulgaro una delle maggiori difficoltà nell’adozione dell’euro, è il dover rispettare pedissequamente regole e parametri, che subiscono di continuo cambiamenti, e non tutti i paesi sono in grado di accettare, e far di conseguenza accettare alla loro nazione.
EUobserver ha dichiarato giorni fa che il processo di adozione della moneta unica da parte della Bulgaria si trova già a buon punto, in quanto Sofia era riuscita lo scorso anno a ridurre il suo deficit di bilancio del 2.1 %. L’Unione mantiene il sorriso ma non è disposta ad accettare questo cambiamento di rotta: tranne la Gran Bretagna e la Danimarca, tutti i membri dell’UE sono tenuti a rispettare le condizioni stabilite al momento del loro ingresso nell’Unione Europea. Il 31 agosto Barroso, in occasione della visita per l’inaugurazione della stazione della metropolitana, ha anche annunciato che per la Bulgaria si fa sempre più vicino l’ingresso nell’area di libera circolazione Schengen, nonostante le contrarietà da sempre mostrate da alcuni paesi dell’UE, primo tra tutti l’Olanda.
Tra inaugurazioni da una parte e moniti dall’altra, la sfiducia nei confronti dell’eurozona non tarda a palesarsi neanche sul fronte degli investimenti: in Bulgaria e altre zone d’Europa, la recente vicenda Gazprom ha riportato in luce i vecchi rapporti economico-politici con la Russia, che continuano ad influenzare le scelte degli ex stati satellite e che sembrano offrire maggiori garanzie rispetto a quelli con l’Unione.
di Valentina Di Cesare