Fischiailvento analizza i risultati delle Elezioni Regionali in Sardegna

Pubblicato il 19 Febbraio 2009 alle 14:34 Autore: Redazione
Ugo Cappellacci, candidato alle elezioni regionali in Sardegna

In questo quadro di menomature presenti già in partenza non si capisce perché rinunciare a priori a una formazione civica di stampo centrista con candidati qualificati e conosciuti sul territorio. Che è né più né meno quello che il centro-sinistra fece ripetutamente alle amministrative negli anni del passato governo Berlusconi quando oltretutto le condizioni generali erano più favorevoli, come testimoniato dai diversi successi negli enti locali in quella fase. O meglio si capisce benissimo. Visto che Soru tagliando i ponti col passato ha assunto una precisa decisione che ha avuto come corollario il fatto di rinunciare in partenza a un buon numero di voti. Lui stesso inoltre ha detto no ad un possibile bis della lista Progetto Sardegna presentata nel 2004. In questo senso il suo rammarico post-voto per il magro risultato delle liste che lo supportavano pare quantomeno stridente rispetto alla linea di condotta precedente.

A conclusione di questo ragionamento c’è il risultato elettorale della città di Sassari, dove l’amministrazione comunale di centro-sinistra guidata da Gianfranco Ganau, accreditata di un buon apprezzamento, ha fatto da traino al successo di Soru con 10 punti di margine su Cappellacci, 4 in più rispetto alle politiche 2008, 3 in meno rispetto alle politiche 2006. A Sassari ben 5 assessori della giunta Ganau si sono dimessi per candidarsi alle regionali. Osservando i risultati in giro per la Sardegna si confermano roccaforti del centro-destra le province di Olbia-Tempio (+23% per Cappellacci), di Oristano (+18%) e Cagliari (+13% complessivo, mentre nel capoluogo il margine è di 6 punti). Cambia invece colore l’Ogliastra ed è un fatto storico perché finora aveva sempre premiato il centro-sinistra, che stavolta risulta staccato del 12%, e il PDL con gli alleati ottiene un vastissimo consenso anche nell’Iglesiente, il territorio di Antonello Cabras. Qui, dove di solito c’è molto equilibrio, i punti percentuali di scarto tra le due coalizioni sono 18. L’unica eccezione in zona è Carbonia dove Soru stacca Cappellacci del 7,5%, ma è un risultato più magro rispetto alle politiche di aprile. L’ex patron di Tiscali resiste nel Medio Campidano e nel Nuorese (in entrambi +6%) e di un soffio pure in provincia di Sassari. In questa provincia il centro-sinistra riesce di pochissimo a migliorarsi ad Alghero rispetto al risultato delle politiche, dove la base di partenza per il centro-destra era il 53%, mentre Cappellacci si ferma due punti percentuali più sotto.

In particolare in tutte le aree costiere Cappellacci ottiene risultati buonissimi. Le polemiche sulla tassa sul lusso e il paventato rischio di veder ridurre l’afflusso di turisti e soprattutto i timori per un blocco prolungato dell’edilizia turistica oltretutto in un periodo di crisi economica molto forte hanno avuto un peso non di poco conto sul giudizio dell’elettorato. Ridurre il risultato delle elezioni regionali sarde a un plebiscito pro-Berlusconi, che indubbiamente attraversa una fase di luna di miele prolungata con l’elettorato, sarebbe riduttivo.

Hanno pesato anche altri fattori a cui si è accennato. Una sorta di pro o contro il presidente uscente, nella quale di fatto una parte dei suoi ufficiali sostenitori avevano motivi di risentimento per diverse motivazioni. Da questo punto di vista la lettura data da più parti sul voto disgiunto pro-Soru è poco fondata. In realtà Soru raccoglie molti più voti rispetto ai partiti che lo sostenevano perché in primo luogo, a differenza di Cappellacci e del centro-destra, molti elettori di centro-sinistra hanno votato solo per il fondatore di Tiscali senza esprimere un segno su alcun partito a lui collegato. In qualche modo lo stesso Soru in un’intervista a Repubblica.it (http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/elezioni-sardegna/soru-dopo-sconfitta/soru-dopo-sconfitta.html) pare cogliere a bocce ferme e passata la botta iniziale parte di quei problemi a cui si è accennato. “Il centro-destra ha promosso i portatori di preferenze” dice lo sconfitto a un certo punto. Vi consigliamo di leggerlo tutto l’articolo perché ne esce un quadro assai complesso, una sorta di “incubo” nel quale il “fare”, ciò che “la gente” chiede alla politica (”Ma Tizio cosa ha fatto?…” è frase ricorrente) pare non essere sufficiente per essere riconfermati (qui nemmeno per non esser travolti…) quando subentrano altri fattori, siano essi mediatici, emotivi o quello che volete voi.

In previsione delle prossime amministrative di giugno conteranno molto le scelte sulle alleanze che vorrà fare l’UDC (in Trentino appoggiò il centro-sinistra, in Abruzzo corse da sola, qui ha dato un contributo decisivo al successo di Cappellacci) e la capacità, ma forse prima ancora la convinzione, dei progressisti di adoperarsi per riannodare i fili del rapporto con quelle comunità locali che da più parti amministrano. Sia in quanto a capacità di ascolto dell’elettorato, sia per quanto concerne l’offerta politica in termini di contenuti e di uomini.

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