Dal blog: chi c’è dentro il Movimento 5 Stelle?

Pubblicato il 3 Novembre 2012 alle 20:09 Autore: TP Blog
Movimento 5 stelle

I paragoni con il qualunquismo di Giannini o l’UFF di Pierre Poujade sono depotenziati, però, da una consonanza fin troppo meccanicistica e motivati dal fatto che entrambi, almeno prima di essere sterilizzati dai partiti ufficiali, difendevano gli interessi dei piccoli contro quelli dei grandi (governi, amministrazioni centrali, multinazionali ecc.). Per dovere di citazione, un grande storico come Marc Bloch, uno dei padri dell’École des Annales (la Scuola delle Annales), metteva in guardia lo storico, o chi si presentava come tale, dal demone dell’analogia con la quale spesso si tende a risolvere questioni complesse in aride sintesi che hanno più a che vedere con i quiz televisivi o i libriccini propedeutici all’arte copiativa dell’esame di maturità piuttosto che a sviscerare una seria valutazione delle mutazioni storiche, culturali ed economiche che fanno tutta la differenza del mondo tra un Giannini e i movimenti populistici della Storia da una parte  e Grillo dall’altra.

Prima di essere assorbiti o di cercare apparentamenti col potere, democristiano e comunista in Italia, gollista e comunista in Francia, il qualunquismo e il poujadismo vissero rispettivamente un anno e due anni. Se non altro il Movimento è nato nel 2009 (dura da tre anni) e non ha mai cercato alleanze né mai si è presentato con altri partiti. Si possono trovare idee convergenti con esponenti di altri partiti in qualche consiglio comunale o regionale (dove il Movimento è ormai presente con più di 240 eletti) ma mai coalizioni strutturali e programmatiche (sebbene senza un programma condiviso), i cui tanti disastri sono stati a detrimento della Seconda Repubblica – il pasticciaccio del Governo Prodi 2006-2008, l’accozzaglia PDL, Fini e Lega dalla quale è conseguita la distruzione di tutti e tre.

Il Movimento si presenterà da solo alle prossime elezioni politiche e lo farà anche alle Comunali o Regionali. Non gareggerà alle Provinciali dove, com’è noto, non partecipa perché è contro le Province, al pari degli alti papaveri della tecno-burocrazia europea (rileggere la famosa lettera Trichet-Draghi del 2011), considerate centri di spesa inutili, incontrollate e soprattutto feudi di negus di zona che nutrono la clientela personale e del partito che li candida. Basti pensare all’evidenza eloquente che, all’indomani della legge che dimezza le Province, a presentare esposti e ricorsi e proteste non sono stati i cittadini o i dipendenti defraudati di un ente locale che giudicavano indispensabile, ma solo i rappresentanti derivanti da carica elettiva che si sono risentiti perché la loro eterna permanenza è stata in parte messa in discussione. E adesso come faranno a piazzare uomini e donne (voti) e a distribuire appalti? Come faranno, in sostanza, ad oliare le loro clientele? Come se le Istituzioni non fossero a rappresentanza e a servizio del cittadino ma territorio privato di chi le occupa attraverso il voto del cittadino.

Le Province e il finanziamento pubblico ai partiti sono due esempi di come le istanze del Movimento non sono lettera morta da statuto derogante (come spesso appare quello del PD) e neppure annuncio a suon di tromba a cui il berlusconismo ha abituato la stampa e gli italiani. Il Movimento è contro le Province e non si presenta alle elezioni, così come è contro il finanziamento ai partiti e rinuncia ai rimborsi a cui aveva diritto dopo le elezioni regionali del 2010, restituendoli interamente allo Stato tramite un assegno. Quale partito si comporta o si è comportato in questa maniera? Non hanno forse bisogno di scandali (da ultimo quello delle Regioni) per prendere o accettare decisioni che, comunque, non sono di portata radicale ma miseri pannicelli di lisa stoffa?

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