Raiperunanotte: i paradossi di un evento mediatico

Pubblicato il 23 Marzo 2010 alle 10:11 Autore: Alfredo Urciuolo

Tra le tante incongruenze che hanno costellato questa campagna elettorale, stiamo per assistere, giovedì sera all’ora canonica di Anno Zero, ad una ulteriore stranezza. Si, perchè è un vero paradosso che quello che si prospetta come un grande evento mediatico fuori dalle televisioni nazionali nasca per denunciare le storture della tv generalista e del servizio pubblico in particolare.

Raiperunanotte: i paradossi di un evento mediatico

Eppure è così. La serata di giovedì sarà fruibile su Internet, in radio e sul digitale terrestre e satellitare, ma il suo asse portante si poggerà su quella “altra” televisione, quella che raggiunge tutti e che avrebbe il dovere istituzionale di informare tutti.

I cosidetti nuovi media, per far vedere che esistono, dovranno ancora appoggiarsi a quelli vecchi. Vedremo Benigni, Venditti e soci come li potremmo vedere in un varietà classico del sabato sera. La serata che per qualcuno rappresenta un primo momento di ciò che sarà la comunicazione in futuro, in realtà sarà il trionfo di un passato ancora decisamente presente.

Sappiamo che Rai per una nottenasce come reazione, giustificata e legittima, al pesantissimo blocco imposto ai talk show politici dalla Commissione di Vigilanza in occasione delle prossime elezioni regionali. Blocco applicato, due volte, dal consiglio di amministrazione Rai con un voto a stretta maggioranza. Tra le trasmissioni colpite si contano quelle di Vespa, Floris e Paragone, ma l’obbiettivo vero era, come succede da ormai vent’anni, sempre lui: Michele Santoro.

Anche guardando con una prospettiva “di destra”, chiediamoci se era il caso. Se Aldo Grasso ha ragione, quando dice che Santoro non sposta voti perchè ha un pubblico già definito politicamente, allora nemmeno l’essere una voce urlante, fuori dal coro degli apologeti del Cavaliere, giustifica tanto accanimento.

La questione diventa un’altra perchè, se vogliamo dare credito a Fini quando dice che è finito il predominio culturale della sinistra, allora come mai non è ancora uscito fuori un Santoro di destra? In molti hanno tentato, tutti hanno fallito. Come scusante si dice che un certo tipo di pubblico è orientato a sinistra, ma se fosse così, in base ai dati di ascolto di un Fabio Fazio ad esempio, il Pd dovrebbe veleggiare tranquillamente verso il 40 per cento nel Nord Est, dove invece annaspa.

La verità è un’altra. Il centrodestra, con la sua classe dirigente e i suoi giornalisti, ha dei limiti culturali seri e preoccupanti, specie se visti in prospettiva futura. Possibile che in quasi vent’anni da che si è formato, non sia riuscito a produrre un proprio anchorman di riferimento? Non diciamo un Enzo Biagi, ma un equivalente italiano di Rush Limbaugh, è davvero così difficile da trovare?

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