Russia, l’affermazione della guida economica statale: la vicenda Tnk-Bp

Pubblicato il 3 Dicembre 2012 alle 15:00 Autore: Marco Residori
Tnk-Bp, produttore di petrolio, Russia

Il breve prologo storiografico assume pratica empirica nella citata vicenda di Rosneft-TnkBp.

Rosneft nasce nel 1993 come azienda di Stato sulle ceneri degli assets detenuti da Rosneftegaz, erede a sua volta del USSR Ministry of Oil and Gas. Nel 1995 assume struttura di S.p.a., seppur mantenendo una preponderante partecipazione azionaria statale. Nonostante il cambio di assetto, e le ripetute variazioni manageriali, gli utili non subiscono però rilevanti incrementi. La svolta, concomitante all’insediamento al Cremlino di Putin, arriva tra il 2000 e il 2005, generando un incremento di investimenti e un conseguente aumento di utili. L’inaspettato deus-ex-machina risollevante le sorti della compagnia non si materializza però casualmente. In una delle aste di privatizzazione, condotte dal Cremlino a partire dal 2004, Rosneft infatti acquista la sconosciuta impresa energetica Baikal Finance Group, capitanata dall’odierno CEO di Rosneft, Igor Sechin, la quale “sorprendentemente” aveva acquistato tre giorni prima Yukos, controllante Yaganskneftegaz, importante leader produttivo del settore energetico russo. Rosneft diventa così il secondo operatore russo del mercato, consolidando i propri assets e divenendo importante top-player energetico mondiale. Il 22 ottobre scorso, infine, la compagnia pubblicizza il raggiunto accordo di acquisto di Tnk-Bp. L’assetto azionario di Tnk-Bp, importante leader del settore, presenta un’identica ripartizione di quote tra il colosso britannico British Petroleum e il cartello economico russo AAR. Dietro il misterioso acronimo AAR si celano le figure di tre delle più importanti holding dell’economia russa: Alfa-Group, Access Industries, Renova Group. Esse presentano un similare portafoglio azionario, annoverante investimenti nei settori della metallurgia, delle telecomunicazioni, dei media, delle assicurazioni e delle banche, una similare struttura aziendale, presentante una cittadinanza globale di uffici e partecipate, e una similare organizzazione proprietaria, proponente un controllo azionario maggioritario in capo a singoli oligarchi. L’unica differenza in questo incrocio di interessi è il nome dei protagonisti. Alfa-Group è guidata da Fridman, Khan e Kuzmichov, Access Industries da Blavatnik, Renova Group da Vekselberg.

Rosneft intavola quindi consultazioni riguardo le condizioni di vendita con un duplice soggetto. Ottiene un accordo sul 50% di Tnk-Bp da British Petroleum, garantendo una contropartita di 17,1 mld di dollari cash e di un pacchetto azionario del 12,84% del proprio capitale, intraprendendo successivamente la non difficile persuasione degli oligarchi di AAR, offrendo 28 mld di dollari per l’acquisto del restante 50% delle azioni. La conclusione della transizione, prevista intorno a metà dicembre, consentirà a Rosneft di legittimare la propria posizione di mercato, arrivando a 3,5 milioni di barili di petrolio al giorno e divenendo così primo produttore mondiale del settore.

La stonante recente dichiarazione del Ministro dell’Energia russo, Aleksandr Novak – “Non credo ci siano rischi , da noi c’è una concorrenza piuttosto ampia sul mercato” – consolida infine la rappresentazione putiniana e l’affermato ripristino del ruolo egemone della politica nel contesto della questionabile concezione russa di libero mercato.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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