Oltre la seconda Repubblica? D’Alema presenta “Controcorrente”

Pubblicato il 16 Gennaio 2013 alle 17:13 Autore: Giacomo Bottos
Massimo D'Alema

Se nel libro il governo Monti e questa fase successiva venivano intesi come due momenti consecutivi ma non in contraddizione (l’ipotesi era, come è noto, quella di Monti al Quirinale) la decisione del senatore a vita di abbandonare la sua posizione di neutralità cambia inevitabilmente le carte in tavola.

Dietro a questa decisione D’Alema vede la persistente diffidenza di certi gruppi d’interesse nei confronti della sinistra e la volontà di favorire un quadro frammentato per poter meglio condizionare le politiche del nuovo governo e impedire quel mutamento di egemonia sopra accennato.

D’Alema pensa (come del resto sostiene da molto tempo) che sarà comunque necessario, anche nel caso che la coalizione Italia Bene Comune ottenesse una maggioranza autosufficiente, fare un accordo con il centro: «Per ricostruire il paese occorre un patto di governo di medio-lungo periodo tra i progressisti e i moderati».

Massimo D'Alema

Tuttavia è sulle caratteristiche e sul contenuto politico di questo patto che le idee sembrano essere diverse. Il presidente della FEPS rimprovera infatti a Monti di battere sul tasto dell’antipolitica, di volersi presentare come un candidato nè di destra di sinistra. In questo modo si perpetuano quelle forme di confusione che hanno caratterizzato la seconda Repubblica, si impedisce un dibattito franco sulle proposte e non si contribuisce a far evolvere il dibattito pubblico oltre il populismo. L’idea è che Monti insistendo sull’antipolitica e demonizzando Vendola e Fassina voglia costruirsi un potere di blocco che gli permetta di condizionare le politiche future non attraverso il compromesso e la normale dialettica politica (che sarebbe l’esito di democrazia “normale” auspicato da D’Alema) ma attraverso la minaccia di veto.

Non è casuale per questo l’invito alla presentazione di Casini, l’elemento più “politico” dell’alleanza montiana. Non da ieri un interlocutore di d’Alema, se da un lato Casini accoglie l’elogio della politica di d’Alema, dall’altro lo accusa di amare “così tanto il centro da volerlo piccolo e ininfluente”.

Il presidente del COPASIR ritiene d’altra parte che una maggioranza forte per il centrosinistra sia un elemento di stabilità irrinunciabile per una credibile prospettiva di “ricostruzione”: “Non credo, e neanche Monti può pensarlo” ha dichiarato “che una maggioranza democratica si possa formulare però a prescindere dalla sinistra. È evidente che la vittoria del Pd è la premessa affinché si costruisca il governo di un paese in cui però il Pd non può essere autosufficiente. Serve un asse di governo coi moderati“.

Al di là di tutto iniziative come queste rendono evidente come la decisione di D’Alema di non candidarsi non coincida affatto con la fine del suo impegno politico. Del resto lui stesso ha osservato che “la decisione di non candidarmi alle elezioni è stata presa per assumere una posizione dalla quale fosse possibile riprendere l’attività politica. Non è stata una rinuncia ma una mossa del cavallo”.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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