Ucraina, il mercato della stampa quotidiana

Pubblicato il 2 Febbraio 2013 alle 16:36 Autore: Marco Residori

Nel 2004, è iniziato il raccolto. L’EBRD, European Bank for Reconstruction and Development, ha infatti avviato la prima tranche di concessioni, assegnandogli 25,6 mln di euro, diventati 85 mln nel 2007. Il 2007, anno di lotterie per Istil, gli ha regalato inoltre un credito di 170 mln da parte delle principali banche internazionali (Unicredit, Bnp Paribas, BCV).

 Goduti i benefici di tanta fortuna, oltre a quelli ottenuti dalla vendita dei propri assets nella produzione dell’acciaio alla holding russa Estargroup (aprile 2008), il 2009 è diventato l’anno dell’arrembaggio. Istil ha infatti intrapreso investimenti nei settori della real estate, dell’energia, del produzione e distribuzione cinematografica e, appunto, con l’acquisto del Kyiv Post, dei media.

Se le ombre di possibili conflitti di interesse risultano palesi, le complicità con l’odierna classe politica hanno mostrato i propri censori tratti nell’aprile 2011 quando, l’editor Brian Bonner, è stato inaspettatamente licenziato a seguito della pubblicazione di un’intervista con il Ministro dell’Agricoltura, Mykola Prysiazhniuk. Zahoor, incalzato dagli scioperi della redazione, è stato però costretto a reintegrarlo in meno di una settimana, vantandosi oltre della comprovata indipendenza del quotidiano.

Onde evitare simili incidenti, pregiudicanti l’efficacia delle proprie pressioni sui media privati, l’entourage politica ucraina gode quindi di un proprio quotidiano governativo, il Uryadovy Kuryer. Questo, retaggio di un passato scomodo, oltre a presentare prolissi report sulle attività presidenziali e ministeriali delle principali istituzioni del Paese, offre un’ampia schiera di analisi politiche, economiche, societarie, non disprezzando approfondimenti culturali.

Integra inoltre la sua (im)parzialità con l’inserto Holos Ukrayiny, megafono diretto del Parlamento della nazione ucraina, garante della rappresentazione delle principali iniziative proposte dalle contrapposte fazioni politiche.

Il cerchio dei quotidiani di informazione si chiude con Komsomolskaya Pravda v Ukrayne, testata in lingua russa, annoverante un assetto detenuto per il 51% da Ukrainian Media Holding, partecipata della compagnia Privat Group, proprietà dei tre oligarchi Ihor Kolomoyskyi, Henadiy Boholyubov e Oleskiy Martynov.

La holding, notoriamente vicina alle classi governative russe e ucraine, basando su ciò il suo sconfinato successo nei settori bancario, metallurgico, energetico, chimico e alimentare, e affossando contemporaneamente la dovuta indipendenza, si costituisce megafono di una delle più occultate trame di potere dello spazio post-sovietico. Fondamenta, apparentemente non sufficienti, ad interromperne la diffusione.

L’amara post-fazione, oscurata da cotal tetro scenario, porta la speranzosa firma di Ukrayinska Pravda. Esso, quotidiano fondato dal giornalista ucraino Georgiy Gongadze, sequestrato e barbaramente ucciso nel 2000 dalla trasversale complicità della classe politica ucraina, pur costituendo un ammirabile esempio di indipendenza, non risulta però nulla più di un’infinitesimale goccia in un oceano di corrotti interessi. Da difendere. Da cui ripartire.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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