Sindrome tripolare

Pubblicato il 1 Marzo 2013 alle 12:06 Autore: Matteo Patané

In Sicilia e in Veneto il M5S ottiene risultati altamente prestigiosi. Ma a discapito di chi? In Sicilia Bersani perde 100.000 voti rispetto al risultato di Veltroni nel 2008; Berlusconi rispetto alla medesima tornata elettorale ne perde 750.000. In Veneto Bersani perde 200.000 voti; Berlusconi ne perde 650.000. Persino nelle stesse regioni dove Grillo ha rischiato il colpaggio il calo di Berlusconi è superiore a quello di Bersani, anche se non in termini così elevati (-130.000 contro -150.000 nelle Marche, -120.000 contro -200.000 in Liguria).

Proprio questa considerazione sul confronto tra Berlusconi e Bersani apre un secondo tema molto importante. Con l’eccezione del Molise, Berlusconi perde sempre più di Bersani, e perde tanto di più quanto era forte in regione. In Sicilia il centrodestra perde quasi sei volte i voti persi dal centrosinistra, in Lombardia quasi cinque volte, in Veneto “appena” il triplo, in Campania “solo” il doppio.
Nelle regioni rosse, invece, le perdite sono molto più allineate in termini di voti assoluti e si passa dall’Emilia, dove comunque il centrodestra perde quasi il doppio dei voti del centrosinistra, all’Umbria dove le due coalizioni sono quasi perfettamente allineate in termini di calo dei voti.

Mentre nel centrosinistra appare quindi in atto una lenta ma costante erosione dei centri di potere, a destra si è assistito ad un vero e proprio smottamento rispetto al 2008, una frana senza precedenti nella storia della Repubblica (si parla di due milioni e mezzo di voti nelle tre regioni che costituiscono il principale serbatoio di voti del centrodestra, Lombardia, Veneto e Sicilia). La vittoria di Berlusconi in queste regioni deriva semplicemente da un accumulo di capitale elettorale precedente a livelli altissimi, unito in Veneto ad una divisione pressoché paritaria tra centrosinistra e MoVimento 5 Stelle.

Questa situazione di calo moderato del centrosinistra, calo significativo del centrodestra e crescita rapidissima del M5S ha portato ad una situazione instabile e destabilizzante del quadro politico italiano. Al di là della contingenza attuale e delle possibilità di formare un governo con le attuali proporzioni parlamentari, l’Italia si ritrova ora nella condizione politica di avere tre poli politici di forza comparabile, ed una legge elettorale che già fatica ad assegnare una maggioranza chiara in una condizione bipolare… o per prendere il problema da un altro verso, un sistema bicamerale perfetto in cui l’assegnazione dei seggi prevista dalla legge elettorale impedisce il normale funzionamento della macchina amministrativa.

Se da un lato è vero che la situazione politica italiana è talmente instabile che lo scenario attuale potrebbe essere già obsoleto tra pochi mesi o un anno, sembra tuttavia esservi un punto fermo nello scenario politico del Paese. La stagione del bipolarismo è finita, e non vi saranno artifizi alchemici derivanti da qualsiasi legge elettorale che potranno scongiurare il fenomeno.
In Italia troppo spesso la legge elettorale è stata pensata più per favorire il verificarsi di un determinato scenario politico che per cogliere – in termini di rappresentatività e governabilità – il reale stato del Paese. È da lì che oggi bisogna ripartire: un piccolo grande passo per avvicinare la politica al Paese reale.
Certo, per arrivare ad un simile risultato serve un governo, ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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