Quo vadis Italia? Crisi politica e scenari futuri

Pubblicato il 11 Marzo 2013 alle 18:00 Autore: Gianluca Borrelli

Poco importa se questo governo sarà tecnico o politico nella composizione (ma c’è da scommettere che sarà politico con qualche tecnico qua e là), ci divertiremo a vedere sottosegretari Latorre e Gasparri che magari potranno scambiarsi pizzini alla luce del sole senza che questo scateni indignazione.

Ricordo elettori del PD indignati per il gesto di Latorre, ma proprio lui, indagato e salvato da probabile condanna per il caso BNL dalla giunta delle autorizzazioni a procedere, dove è adesso? Nella segreteria nazionale del PD, a perorare la causa di un accordo di governo col PDL. E se questo dovesse accadere chi potrà dire che la sua posizione era marginale o poco importante?

Una volta nato questo governo il PDL deciderà quando staccare la spina (dopo aver avuto il salvacondotto definitivo per Berlusconi probabilmente) perché la natura del PDL è quella dello scorpione e il PD, dopo aver eletto Amato o Gianni Letta, si piegherà a qualunque richiesta del Quirinale in nome della “responsabilità” (qualunque cosa voglia dire a questo punto).

Ah, dimenticavo, se vi dovessero dire che lo si fa per la difficile situazione economica sappiate che non è vero, lo dice anche Draghi che i mercati non temono le elezioni, sarebbe solo una ennesima scusa per continuare a generare spesa pubblica e mantenere clientele ed apparati, da un lato, e rassicurare elettori tifosi, “trinariciuti” e “anime belle” parlamentariste, dall’altro.

L’alternativa, come dicevamo, sarebbe per loro quella di eleggere Prodi o Monti alla Presidenza della Repubblica per poi celebrare il nuovo congresso di partito in tempi record – consegnando di fatto il partito nelle mani di Renzi, cosa che molti in direzione non vogliono affatto anche perché lui propone l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti -, per andare al voto con una alleanza allargata dopo aver fatto pochissime ma significative cose. Ma per farlo dovrebbero tirare fuori un coraggio che questi non hanno mai dimostrato in tanti anni. Gli indizi per ora sono chiari: il governo si farà a qualunque costo, anche Napolitano lo invoca, inventando anche la scusa dei mercati (scusa fasulla come abbiamo visto), dando la colpa a Grillo per il mancato accordo sugli 8 (o meglio 36) punti, magari sperando di trovare qualche scandalo nel frattempo che lo distrugga (il gruppo l’Espresso sta scaldando i motori).

Non ha alcuna importanza il fatto che non uno di questi punti di cui si parla adesso sarà realmente portato avanti come si deve. Ma vi immaginate Berlusconi che fa votare al PDL una legge che sia davvero contro il suo conflitto di interesse? O vi immaginate che magari il PD possa cercare i voti del M5S facendo passare giusto questa legge, senza che il PDL un secondo dopo non faccia cadere il Governo, chiedendo a gran voce e a reti unificate le elezioni?

E’ assolutamente impossibile che anche uno solo di quei punti venga mai approvato in caso di accordo PD-PDL (a meno di scappatoie legislative che lo rendano perfettamente inutile) in questa legislatura, il che vorrà dire che Bersani e tutti quelli che hanno votato la sua mozione all’unanimità (con un solo astenuto) in realtà stavano scherzando. Come sempre del resto.

Tutto è ancora possibile, sia chiaro, ma visti i precedenti è difficile aspettarsi atti di coraggio da parte di un partito in questo momento solo apparentemente compatto. Non ci resta che aspettare il 15 per vedere come si comporteranno i nuovi parlamentari e chi comanda veramente.

 

L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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