Hong Kong e la legge di sicurezza nazionale richiesta dalla Cina

Pubblicato il 21 Aprile 2020 alle 08:19 Autore: Riccardo Izzo

In occasione della giornata nazionale per l’educazione alla sicurezza, il capo dell’Hong Kong Liaison Office (ufficio di collegamento alle dipendenze del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese), Luo Huining, ha richiesto alle autorità dell’ex colonia britannica, che gode di una particolare autonomia rispetto alla Cina continentale in virtù del principio “un paese, due sistemi”, di adottare il prima possibile una legge sulla sicurezza nazionale.

La necessità sorgerebbe in relazione alle proteste, cominciate contro una legge sull’estradizione verso la madrepatria ma estesesi a sostegno di maggiori libertà democratiche, che hanno segnato Hong Kong a partire dal Giugno dello scorso anno e minato l’influenza cinese sul territorio.

Luo, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese nominato a capo dell’Office nel Gennaio di quest’anno proprio per fronteggiare questi eventi, ha affermato che la sicurezza nazionale sarebbe uno dei punti deboli della regione, il che avrebbe permesso a molte potenze straniere di infiltrarsi e condizionare la vita politica del territorio.

Su quali basi approvare la nuova norma?

L’articolo 23 della Basic Law, la de facto costituzione di Hong Kong, sancisce che:

La Regione Amministrativa Speciale adotta una legislazione che proibisce ogni tipo di tradimento, secessione, sedizione, sovvertimento contro il governo centrale cinese o il furto di segreti stato, per proibire la conduzione di attività politiche da parte di organizzazione o entità politiche straniere e per proibire l’instaurazione di legami tra organizzazioni o entità politiche della Regione e organizzazioni o entità politiche straniere

 

Non è la prima volta che il governo cinese tenta di introdurre una legge di attuazione del suddetto articolo.

Già nel 2003 il varo di una legge di sicurezza fu aspramente contestato da manifestazioni di massa che indussero il Governo locale a desistere dall’implementazione della norma.

Le proteste del 2003 ad Hong Kong

Un evento difficilmente ripetibile al giorno d’oggi se si considerano le vigenti norme di distanziamento sociale volte a prevenire la diffusione del nuovo coronavirus, che serve così un assist a Pechino per non andare incontro a nuove opposizioni difficilmente celabili agli occhi dell’opinione pubblica locale e mondiale.

Qual è il peso politico del Liaison Office ad Hong Kong?

 

Istituito nel 2000, ha sempre più influenzato la politica dell’ex colonia britannica.

Sul fronte elettorale sostiene i candidati pro-Pechino nelle tornate per il rinnovo del Consiglio Legislativo (parlamento) e dei consigli locali. L’appoggio si basa sull’organizzazione e il finanziamento clandestino delle campagne elettorali. È infine suo compito dirigere le cellule del Partito Comunista Cinesi presenti sul territorio.

Per assolvere al meglio alle sue funzioni, l’Office si avvale di 3 giornali, dei quali è proprietario tramite la società controllata Guangdong New Culture Development. :

  • Tai Kung Pao: 160.000 copie giornaliere, 150.000 visite giornaliere al sito
  • Wen Wei Pao
  • Commercial Daily

La voce sulla cultura si espande anche sulla Sino United Publishing, la maggiore casa editrice di Hong Kong, controllante oltre l’80% del mercato editoriale.

Può interferire nella politica interna di Hong Kong?

Il Liaison Office è spesso criticato per una presunta violazione dell’articolo 22 della Basic Law che recita:

Nessun dipartimento del governo della Repubblica Popolare, nessuna provincia, nessuna Regione Autonoma o Municipalità direttamente sotto il controllo del Governo centrale può interferire negli affari la cui amministrazione è di competenza esclusiva della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong

 

Il Governo dell’ex colonia britannica ha specificato che non sussisterebbe alcuna violazione dal momento che l’Office è istituito dal Governo cinese, non da dipartimenti dell’esecutivo centrale.

In una nota del 17 Aprile 2020 il Governo della Repubblica Popolare ha infine ribadito che l’ufficio di collegamento non è soggetto all’articolo 22 della Basic Law ed è pertanto libero “di supervisionare e adottare posizioni ufficiali sugli affari riguardanti Hong Kong”