Perché ha (stra)vinto Ignazio Marino
La vittoria di Marino invece assegna al chirurgo un mandato totale nel rappresentare il centrosinistra nella competizione cittadina.
Al tempo stesso, nonostante le polemiche legate ad un presunto abuso del voto agli immigrati, la vittoria di Ignazio Marino è l’ulteriore prova della forza del voto d’opinione in una realtà come quella romana.
Nonostante la sua candidatura sia stata l’ultima ad uscire allo scoperto (un mese prima delle elezioni primarie, e quindi senza troppa campagna elettorale alle spalle né programmi eccessivamente dettagliati sui problemi della città) la candidatura Marino è stata subito concepita come “affidabile” agli occhi dei cittadini romani.
Nonostante molti considerassero Sassoli e Gentiloni in grado di avere più chance di vittoria (e in grado di allargare la coalizione al centro, in primis per un’asse con l’outsider Alfio Marchini) la netta affermazione di Ignazio Marino non riduce il tasso di competitività della gara del 26 e 27 maggio.
Emersa come una candidatura molto “di sinistra” (Marino ha ottenuto l’endorsment di Sel e di Rivoluzione Civile) si temeva che per una città non a subcultura rossa come Roma questa candidatura non potesse ottenere il consenso dell’elettorato moderato o vicino alle istanze cattoliche.
Questo successo inequivocabile e dati elettori del passato (in primis la netta vittoria a Roma di Emma Bonino nelle regionali 2010 con oltre il 54% dei voti) ci mostrano un quadro romano che invece molto spesso tende ad andare in controtendenza rispetto al dato regionale nel suo complesso.
E quindi in grado di prospettarci una corsa verso il Campidoglio che, parafrasando quel vecchio film di Godard, sarà tutta da giocare “Fino all’Ultimo Respiro”.