Lega e Pdl, una successione difficile

Pubblicato il 27 Luglio 2011 alle 18:06 Autore: Giuseppe Spadaro

Lega e Pdl, in crisi di consensi, potrebbero risollevarsi a partire da un rinnovamento dei loro vertici. Ma i problemi non sono pochi.

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“La Lega è Bossi e Bossi è la Lega”. Con questa frase ripetuta per più volte e da più parti (in ultimo, dallo stesso Berlusconi oggi) lo stato maggiore della Lega ha rigettato ogni polemica sulle presunte divisioni interne. Di fatto la precisazione si è resa necessaria dopo la votazione sull’autorizzazione a procedere relativo all’arresto del deputato del Pdl Alfonso Papa. Sulla questione Roberto Maroni ha avuto, sin dal primo momento, le idee chiare: consentire l’arresto. Per lanciare un segnale politico preciso: “la Lega è sempre la Lega”. Il ministro degli Interni ha avvertito da subito come una priorità evitare il rischio di confondersi con un partito che avvantaggia favoritismi o trattamenti dispari. Soprattutto in tema di giustizia. Così, nonostante il pressing di Berlusconi su Bossi e compagni, la Lega ha autorizzato l’arresto, Mentre, come riportato dalle cronache, nello stesso giorno in cui Papa ha fatto il suo ingresso a Poggioreale il Senato non ha autorizzato l’arresto del senatore Alberto Tedesco (ma questa è un’altra storia).

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Umberto Bossi è la Lega? Lo è ancora, ma di certo un po’ meno. Perché in questi anni in cui Bossi ha esercitato sul suo movimento le funzioni che un padre esercita sui propri figli, la Lega è cresciuta. E sono cresciute figure che man mano hanno dimostrato capacità e competenza. Maroni è tra queste: da ministro dell’Interno ha sempre dimostrato equilibrio politico, dote che nel tempo lo ha reso interlocutore privilegiato nel dialogo tra maggioranza e forze di opposizione. Sempre in veste di ministro dell’Interno ha puntato molto sulla lotta alle mafie e sull’attenzione alla legalità. Da politico accorto ha voluto evitare, per tornare alla votazione su Papa, ogni possibile equivoco. Le cronache parlamentari dei giorni scorsi raccontano di una sua notevole presa sui leghisti presenti in Parlamento. Alcuni lo vorrebbero in polemica velata con Bossi. Nessuno può dire quanto questo risponde a verità; di sicuro però Maroni ha oggi nella Lega un suo peso specifico che gli consente di volta in volta di esprimere la propria idea arrivando ad influenzare e determinare l’esito delle singole decisioni. Venerdì prossimo, per esempio, è stato convocato il consiglio federale della Lega presso la sede di via Bellerio. Presumibilmente in quell’occasione Bossi discuterà con Maroni e gli altri la linea politica con cui la Lega dovrà proseguire il cammino in una fase non semplice per la maggioranza e per il Governo. A Berlusconi molto probabilmente fischieranno le orecchie.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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