Parlamentari iscritti sul libro paga di lobby e multinazionali

Pubblicato il 20 Maggio 2013 alle 15:02 Autore: Giuseppe Luongo

Il servizio sul rapporto tra lobby e Parlamento andato in onda ieri sera durante la trasmissione “Le Iene” ha riportato all’attenzione degli italiani una questione già nota da tempo e sulla cui legalizzazione erano già state avanzate diverse proposte negli scorsi anni. Nello specifico, il video raccoglie la testimonianza dell’assistente di un senatore della repubblica che afferma l’esistenza di un sistema più che collaudato in cui deputati e senatori verrebbero sovvenzionati da alcune aziende multinazionali in cambio di una protezione da eventuali misure legislative che potrebbero intaccarne gli introiti.

Se quanto dichiarato dall’anonimo testimone dovesse rivelarsi vero, si avrebbe la conferma dell’esistenza di «comportamenti gravissimi», come li ha definiti il Presidente del Senato, Pietro Grasso, il quale considera la lotta alla corruzione come una priorità assoluta. A dimostrazione di quanto detto, si può prendere in considerazione il disegno di legge contenente disposizioni in materia di corruzione, riciclaggio, falso in bilancio e voto di scambio presentato proprio da Grasso durante il suo primo giorno da senatore.

L’esistenza di rapporti non proprio leciti tra aziende, multinazionali e non, e parlamentari non è una novità assoluta ma finora non era mai stato reso noto quanto questi legami potessero fruttare e incidere sullo stipendio mensile di un deputato o di un senatore. Le cifre di cui si parla sono decisamente elevate, specie tenendo conto delle difficoltà economiche cui vanno incontro le famiglie italiane negli ultimi tempi: si parla di “sussidi” che oscillano tra una cifra base di mille euro e un massimo di circa 5mila euro a seconda dell’importanza e dell’influenza del senatore, oltre che delle commissioni parlamentari di cui fa parte.

Considerato che un singolo senatore può essere affiliato anche con più di una società, è facile dedurre come queste tangenti possano accumularsi fino a costituire un guadagno illecito compreso tra i 3mila e i 15mila euro, il tutto ovviamente in nero, dato che l’attività lobbistica non è consentita in Italia. Secondo quanto dichiarato dal testimone alla iena Filippo Roma, sarebbero proprio gli assistenti dei parlamentari a raccogliere le bustarelle inviate dalle aziende tramite incontri con dei “corrieri” in uno dei bar della capitale, incontri che avvengono regolarmente, con cadenza mensile, proprio come se si trattasse di un altro stipendio.

Ma da chi sono inviati questi pagamenti? Concretamente non è ancora possibile saperlo, così come non si sa a chi vengano inviati (l’unica cosa nota è che si tratta di deputati e senatori di entrambe le ali del Parlamento), ma, stando a quanto è possibile ascoltare nel servizio de “Le Iene”, si tratterebbe di lobby del tabacco, della sanità, dei farmaci e del gioco d’azzardo, che negli ultimi tempi è oggetto di crescente attenzione sia per il dilagante fenomeno della ludopatia sia per la tassazione incomprensibilmente modesta sui guadagni delle sale giochi.

È bene ricordare che dovranno essere le indagini svolte da parte delle autorità competenti a verificare che quanto detta corrisponda al vero ma è anche auspicabile che nel frattempo vengano prese delle contromisure adeguate per arginare un fenomeno che pare tutt’altro che occasionale.

 

Giuseppe Luongo