Le proteste di Stoccolma tra disoccupazione e mancata integrazione

Pubblicato il 24 Maggio 2013 alle 12:06 Autore: Antonio Scafati

Mercoledì scorso, sul quotidiano Aftonbladet, l’analista Lena Mellin ha scritto: “Ci troviamo di fronte a un evidente fallimento politico.

Il problema viene dalla ghettizzazione”, vale a dire migliaia di persone chiuse dentro palazzoni ai margini delle città, che vivono di sussidi statali o di espedienti. Il ministro dell’Integrazione Erik Ullenhag ha provato a rasserenare gli animi dichiarando che la protesta è animata da poche centinaia di persone e che soprattutto non si tratta di uno scontro tra giovani e società svedese.

Il premier Reinfeldt ha lanciato un appello affinché tutti si impegnino per riportare la calma. Ma ogni notte che passa, ogni auto che viene bruciata, ogni pietra che viene scagliata, per lui è un colpo da incassare.

L’opposizione di centrosinistra lo accusa di aver sottovalutato un problema che ora potrebbe esplodere. In questi giorni, però, un lungo reportage sempre del quotidiano Aftonbladet ha raccontato come il sobborgo di Husby non sia cambiato affatto negli ultimi vent’anni. Segno che il problema viene da lontano.

Gli scontri tra polizia e manifestanti nella periferia di Stoccolma

Gli scontri tra polizia e manifestanti nella periferia di Stoccolma

In Svezia gli immigrati sono il 15 per cento. Secondo l’Economist lavora solo poco più della metà di loro. Se a Stoccolma e dintorni la disoccupazione è sì in crescita ma non rappresenta ancora un problema sociale, questo per gli stranieri di Svezia non è vero o è vero solo in parte. Lavoro che manca, poca istruzione, mancata integrazione: si può anche decidere di chiamare questi ragazzi semplicemente vandali, ma quel che sta accadendo a Stoccolma cammina su questi tre binari.

Ce ne sono decine di quartieri come Husby. A Stoccolma e nel paese. A Malmö, ad esempio, dove nel 2008 ci furono scontri tra polizia e immigrati. Anche per questo la Svezia segue tutto con molta preoccupazione. Già un paio di giorni fa sui quotidiani si scriveva che il timore è che Stoccolma possa diventare come Parigi nel 2005, quando la capitale francese fu messa a dura prova dalla rivolta nelle banlieue. O come Londra nell’estate del 2011.

E preoccupa la prospettiva che gli scontri possano dilagare in giro per il paese. La polizia ha raccontato che ieri notte ci sono stati disordini anche a Södertälje, una città a sud di Stoccolma. Nella capitale stanno per arrivare altri agenti per sedare la rivolta. Quando tornerà la calma, per la Svezia sarà il momento di chiedersi cos’è che non ha funzionato.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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