M5S, sicuri che sia un flop?
A Roma non è andata così: gli scandali ci sono stati, ma non della stessa portata, dunque il “traino” è stato ben diverso; altri fattori di “disaffezione” verso il MoVimento, legati essenzialmente a dinamiche nazionali, possono aver sterilizzato del tutto il vantaggio legato alle battaglie su trasparenza e legalità.
Un flop, dunque? Probabilmente no. Sembra più significativo, ad esempio, che in gran parte dei comuni in cui si è votato – anche dopo i tagli alla consistenza dei consigli comunali operata nella legislatura precedente – il MoVimento sia riuscito a eleggere propri rappresentanti, anche in località in cui il numero di attivisti fino alle elezioni politiche di febbraio era pressoché pari a zero. Certamente in quella formazione politica ci sarà qualcosa da rivedere (come una parte della stessa base sembra suggerire in queste ore), magari per cercare di far arrivare davvero nell’urna i voti di coloro che hanno riempito le piazze; qualunque cosa accada nel movimento, tuttavia, avverrà con una presenza sul territorio nazionale decisamente superiore rispetto a un passato anche recente. E – non lo si dimentichi – con un consenso che resta consistente ma si adatta meglio alla posizione di “controllori” che gli eletti del M5S continuano tuttora a rivendicare.