Il mid-term di Berlusconi

Pubblicato il 17 Marzo 2010 alle 09:29 Autore: Livio Ricciardelli
Il mid-term di Berlusconi

Una sindrome colpisce il capo di governo italiano, in questi giorni. No, non si tratta della sindrome di Stoccolma che spinge ad innamorarsi del proprio rapitore o di chi ti controlla (la love story tra Berlusconi e la Lega Nord di Umberto Bossi è già arcinota). Questa volta si tratta della “sindrome di Parigi”.

Il dato elettorale regionale francese non è un bel segnale per le destre europee. Per quanto infatti si tratti di un voto particolarissimo (la Francia è storicamente il paese più accentrato d’Europa, e qualcuno potrebbe sostenere addirittura, visto ciò, che non si tratta di un voto di rilievo) e per quanto manchi ancora un secondo turno – che teoricamente può ancora evitare una disfatta totale per la destra – questo voto d’Oltralpe ha molte somiglianze con quello italiano del 28 e 29 marzo.

In primo luogo la tempistica: il primo turno delle regionali francesi è stato due settimane prima di quelle italiane. Il secondo turno sarà solo 7 giorni prima.

In secondo luogo, c’è il fatto che dopo questa prova elettorale ci saranno solo le elezioni più importanti: le presidenziali in Francia, nel 2012, e le politiche in Italia nel 2013.

Certo, in Italia ci saranno test amministrativi di assoluta importanza (basti pensare alle comunali di Milano, Torino e Napoli nel 2011) ma non si tratta di elezioni che coinvolgono la maggior parte del corpo elettorale.

Ecco quindi cosa agita i sogni del Cavaliere: fare la fine di Sarkozy.

I sondaggi in effetti dimostrano un certo calo di popolarità per entrambi i leader. In particolar modo Berlusconi si trova coinvolto in vari problemi giudiziari, da ultimo quello legato alle presunte concussioni e minacce su cui sta indagando la Procura di Trani.

Ma le analogie tra le due vicende non si fermano qua: è noto che nel Pdl si sta delineando uno scenario che, visto che discorriamo di cose francesi, potremmo senza dubbio definire come uno scenario di “fronda”. Per carità, scissioni in vista non se ne vedono, ma la neo-creatura finiana “Generazione Italia”, guidata da un sodale del presidente della Camera, Italo Bocchino, rafforza e dà struttura ad una corrente di pensiero, quello rappresentata appunto da Fini, che già trovava spazio sul “Secolo d’Italia” e nella fondazione di cultura politica “FareFuturo”.

“Generazione Italia” serra i ranghi: fa sapere di possedere circa 75 parlamentari ed appare una risposta ai “Promotori delle Libertà” di rito berlusconiano. Della serie: il “Predellino” è stato così tanto un fenomeno sopravvalutato che, in queste ore, ne stiamo vivendo un altro senza nemmeno accorgercene.

Intanto, presso l’Assemblea Nazionale della Repubblica Francese, il capogruppo dell’Ump Copè cerca di mettersi di traverso a Sarkozy per cercare di guadagnare visibilità e, perché no, la leadership della maggioranza. Per far ciò utilizza uno strumento: aprire dei club politici.

Copè sta facendo quello che sta facendo Fini in Italia? Può darsi. Utilizzando per di più gli strumenti che sono propri di Berlusconi.

Ma forse la debolezza più grande e più insanabile del Cavaliere sta proprio nel credere di rischiare di fare la fine di Sarkozy.

Non solo perché, per l’ampio ventaglio di competenze delle regioni, il test regionale italiano appare molto più “politico” di quello francese (e questo anche a causa di una precisa volontà di Berlusconi) ma anche perché storicamente un partito litigioso come quello Socialista francese appare tanto abile nel vincere le regionali quanto abile a perdere le presidenziali (il voto delle regionali 2004 appare da questo punto di vista illuminante).

Al tempo stesso in Italia si sta registrando un certo ravvicinamento tra le forze politiche di centrosinistra che, pur non essendo ancora chiaro il perimetro di una futura alleanza, tenderebbe ad utilizzare certi temi chiave per convergere su una piattaforma programmatica. Tutto ciò è accentuato dalla vigilia di un test elettorale amministrativo che vede, eccetto alcuni casi, le forze di centrosinistra schierate unitariamente nel sostenere un candidato (in alcuni casi come è noto vi è anche l’aggiunta dell’Udc).

Le opposizioni quindi tendono ad unirsi in entrambi i paesi. Nonostante si tratti ancora di test locali e di incarichi monocratici.

Ma, come detto prima, forse il più grande problema politico per Berlusconi sta proprio nel credere di dover fare la stessa fine di Sarkozy.

È questo il punto: in molto credono che l’uomo dell’Eliseo potrà correre per le presidenziali del 2012 indebolito, ma ancora in grado di vincere nonostante una mega batosta alle regionali.

In Italia invece molti hanno capito che il voto del 2013 e il resto della legislatura dipenderanno moltissimo anche dal voto nelle tredici regioni italiane.

E la prima persona ad averlo capito è proprio Silvio Berlusconi.

 

Blog dell’autore: lasino.ilcannocchiale.it

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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