Sentenza Ruby, nessun rischio per il Governo. Per ora

Pubblicato il 26 Giugno 2013 alle 15:37 Autore: Gabriele Maestri

L’altro fronte, altrettanto invocato in queste ore, è quello della giustizia, con il Pdl a esigere anche una riforma del tutto prioritaria che «eviti che ci sia la subalternità della politica ad un organo dello Stato», per dirlo con le parole di Micaela Biancofiore. Anche qui, però, far cadere il governo al centrodestra non converrebbe. Paradossalmente, i fedelissimi di Berlusconi avrebbero il risultato migliore per loro qualora riuscissero a ottenere anche solo una parte della riforma auspicata: non solo perché vedrebbero almeno in parte soddisfatte le proprie richieste ed esigenze, ma (soprattutto) perché otterrebbero questo proprio mentre il governo è guidato da una figura di centrosinistra, per cui le critiche e le accuse conseguenti alla riforma colpirebbero soprattutto quella parte politica e non il Pdl, per una volta. Il Pd, del resto, sa tutto questo ed è tutto meno che scontato che sia disposto ad avere la parte peggiore in uno scenario così configurato: molto dipenderà dalla compattezza che riuscirà a esprimere sul tema della giustizia, oltre che su quello fiscale.

Le prossime settimane saranno fondamentali per capire cosa in effetti accadrà. Sarà anche interessante capire che intenzioni avranno le altre forze politiche, soprattutto Scelta civica (un po’ per la loro consistenza in Parlamento, un po’ perché il ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, era arrivata a funzioni di governo proprio con Monti), così come sarà interessante tenere d’occhio le vicende del MoVimento 5 Stelle, in caso di ulteriori defezioni o espulsioni, che alla fine potrebbero avere un peso per il computo della maggioranza. Per ora, l’unica certezza sembra la stabilità del governo, per lo meno per tutta l’estate; con l’arrivo dell’autunno, Letta spererà che a cadere siano soltanto le foglie.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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