Sette spunti di riflessione in vista del mondiale “Brasile 2014”

Pubblicato il 7 Luglio 2013 alle 12:16 Autore: Emanuele Vena

Verso il Mondiale. La Confederations Cup 2013, nona edizione del trofeo, si è chiusa una settimana fa con il quarto successo (terzo consecutivo) da parte dei padroni di casa del Brasile, che in finale hanno letteralmente travolto i campioni d’Europa e del Mondo della Spagna, con un secco 3-0 che ha mostrato al mondo intero le potenzialità del gruppo di Scolari e, in particolare, di quel Neymar che a Barcellona, in coppia con Messi, promette di fare faville.

Esclusa dai premi individuali (Neymar MVP della competizione, Torres capocannoniere, J. Cesar miglior portiere), l’Italia può comunque essere soddisfatta di un buon terzo posto, ottenuto piegando l’Uruguay alla lotteria dei rigori, dopo un sofferto quanto pirotecnico 2-2 nei 120’, firmato da Astori, Diamanti e una doppietta di Cavani.

Al di là della medaglia di bronzo, si possono trarre 7 interessanti spunti di riflessione, in vista del Mondiale che tra 12 mesi vedrà le grandi nazionali del mondo tornare a sfidarsi in terra brasiliana. Italia compresa, ultime gare di qualificazione permettendo.

1. Il gap con le altre. Brasile, Italia e Spagna erano considerate le tre squadre più forti della Confederations, ed hanno rispettato i pronostici piazzandosi nei primi tre posti del torneo. Tuttavia, le previsioni della vigilia vedevano anche gli azzurri almeno un gradino sotto le altre due. In realtà il gruppo di Prandelli ha confermato quanto di buono già fatto ad Euro 2012, chiuso al secondo posto dietro alla Spagna.

Ciò che fa ben sperare, in chiave futura, sono stati soprattutto gli scontri diretti con le altre due “grandi”, che hanno visto gli azzurri soccombere entrambe le volte sul piano del risultato (sebbene con gli iberici solo ai rigori) ma non su quello del gioco. Restituendo, paradossalmente, sensazioni molto più positive rispetto alla pessima gara contro i più abbordabili giapponesi, o alla comunque buona prestazione fornita contro il modesto Messico.

Se si aggiunge la tradizionale fobia dei tedeschi nei confronti degli azzurri o le difficoltà espresse negli ultimi anni da Francia, Olanda, Argentina, Portogallo ed Inghilterra, l’Italia ha la possibilità di fare il salto di qualità definitivo, presentandosi tra un anno in Brasile come una delle 3-4 favorite per il successo finale.

Un'immagine vista spesso durante la Confederations: giocatori in preda ai crampi

Un’immagine vista spesso durante la Confederations: giocatori in preda ai crampi

2. Condizioni ambientali. Le possibilità di crescita degli azzurri dipenderanno anche dalla capacità di far fronte alle ostiche condizioni climatiche brasiliane. Da questo punto di vista, la Confederations 2013 è stata un’ottima esperienza. Umidità ai massimi livelli e lunghi trasferimenti in aereo tra una gara e l’altra sono aspetti che possono logorare ulteriormente le condizioni psicofisiche di una selezione che arriverà all’impegno Mondiale dopo una stagione di club verosimilmente tirata sino alla fine.

Perciò ben venga che l’ecatombe (5 indisponibili per la finalina, più almeno altri 3-4 giocatori affaticati e recuperati solo all’ultimo) si sia manifestata quest’anno e non il prossimo, dando la possibilità allo staff medico ed atletico di prendere appunti in vista dell’impegno che attenderà gli azzurri tra 12 mesi, superiore sia per durata (il Mondiale dura un mese, il doppio della Confederations) che per intensità (arrivare in finale vuol dire disputare ben 7 gare, due in più della Confederations), oltre che per importanza intrinseca.

Non sarebbe male se questa Confederations servisse da lezione anche per la FIFA, convincendola ad una soluzione di compromesso che, tenendo conto sia delle sofferenze dei calciatori che delle esigenze televisive europee, possa ricalibrare in meglio un calendario che ha visto disputare tutte le gare della Confederations in orario locale preserale, con la chicca (in negativo) rappresentata dalla “finalina” tra Italia ed Uruguay, giocata addirittura alle 13 ora locale. Evitare condizioni stile USA ’94, spostando quindi il palinsesto del Mondiale 2014 di almeno un’ora e mezza in avanti (perlomeno per le gare disputate alle 16 ora locale, le 21 in Italia) sarebbe auspicabile.

(Per continuare la lettura cliccate su “2”)

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
Tutti gli articoli di Emanuele Vena →