Danimarca: varato il nuovo governo di centro-sinistra

Pubblicato il 5 Ottobre 2011 alle 12:04 Autore: Antonio Scafati
governo danimarca

Nel loro programma, Thorning-Schmidt, Vestager e Søvndal hanno messo nero su bianco obiettivi che andranno seguiti da vicino. In politica estera, ad esempio: i militari danesi dovranno lasciare l’Afghanistan nel 2014, e il governo si impegnerà perchéla Palestinasia riconosciuta come Stato. O nella politica ambientale ed energetica, argomento molto sentito in Danimarca: l’esecutivo conta di ridurre le emissioni di anidride carbonica addirittura del 40% entro il 2020 (rispetto al precedente governo di centrodestra si tratta di alzare l’asticella di una decina di punti percentuali). Inoltre,la Danimarcasempre nel 2020 dovrebbe ricavare dal vento metà dell’energia che utilizzerà.

E poi ci sono i cavalli di battaglia propri di un governo di centro-sinistra. La politica fiscale dovrà ridurre le disuguaglianze sociali e la povertà nel paese, abbassando il peso sui redditi da lavoro. La spesa pubblica verrà utilizzata per creare più posti di lavoro e verrà messo in campo un piano da dieci miliardi di corone per stimolare l’asfittica crescita economica degli ultimi tempi. Tutto questo dovrà essere ottenuto senza aumentare il costo della vita e raggiungendo il pareggio di bilancio nel 2020.

Sul fronte dell’immigrazione, verrà abolito il sistema a punti che aveva varato il precedente governo (che stabiliva chi avesse diritto o meno al ricongiungimento familiare) e i nuovi immigrati non dovranno più fare i conti con un welfare ridotto.

 

Tanti punti in agenda, dunque. Più che spartire i ministeri, la difficoltà per la neopremier è stata proprio mettere d’accordo Sinistra Radicale e Partito Popolare Socialista. Un sotterraneo lavoro di diplomazia e sintesi ha portato al programma presentato ieri. Ma c’è stato tanto da discutere. E alla fine, se c’è qualcuno che ha ottenuto di più, quella èla SinistraRadicale.Difficilmente poteva andare diversamente. Il partito di Margrethe Vestager alle elezioni di due settimane fa ha superato il Partito Popolare Socialista, diventando di fatto la seconda forza della coalizione dopo i socialdemocratici. Ela Vestagerha fatto valere i numeri. Socialdemocratici e socialisti hanno dovuto rinunciare a introdurre una tassa sui redditi milionari (uno dei punti fermi della campagna elettorale di Thorning-Schmidt e Søvndal). Cestinata pure la proposta laburista di allungare l’orario di lavoro dei danesi di 12 minuti al giorno. Non solo: come voluto dalla Sinistra Radicale, le riforme sulle pensioni varate dal precedente governo non verranno toccate. Socialdemocratici e soprattutto Partito Popolare Socialista hanno tenuto duro sul programma da dieci miliardi di corone di sostegno all’economia e l’hanno spuntata. Forse è poco, forse basterà. Di sicuro di fronte a Helle Thorning-Schmidt c’è un cammino affascinante e complicato:la Danimarcasta attraversando un periodo difficile (crescita stentata, disoccupazione che non scende) e gli elettori hanno chiesto un cambiamento. Thorning-Schmidt, Vestager e Søvndal dovranno dare un nuovo impulso a un paese che ha smarrito alcune delle sue certezze.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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