Gli amici e i nemici del manifesto di Confindustria

Pubblicato il 7 Ottobre 2011 alle 07:30 Autore: Gianni Balduzzi
confindustria

Dopo anni di appelli, frasi fatte, lamentazioni reiterate per l’ignavia del governo nel prendere provvedimenti utili alla crescita, ma senza l’esplicazione di ricette, Confindustra, guidata da Emma Marcegaglia, ha reso pubblici cinque punti qualificanti su cui si dovrebbe basare il rilancio dell’economia oltre che il rafforzamento dei conti.
Vediamo di cosa si tratta e come i partiti si pongono nei loro confronti. Da notare è che ancore una volta le reazioni pertinenti ai contenuti del manifesto di Confindustria hanno latitato e media e partiti hanno preferito ripetersi in commenti politicisti sull’ “abbandono del governo da parte di Confindustria” o sulle presunte velleità politiche della Marcegaglia, cosa che del resto si era ripetuta alla rivelazione della lettera inviata da Trichet e Draghi al governo italiano ad agosto.

SELPDUDCLEGAPDL
Spesa pubblica e pensioniNONO a altri tagli a enti locali e sanità, SI minoritario a riforme pensioniSINO a altri  tagli alle pensioni e enti localiSI, con resistenze sui costi della politica
Riforma fiscaleNO  a riduzioni fiscali SI a limite a 500€ per contanti e vera patrimonialeSISISI in generale, ma NO a limite a 500€ per contanti e patrimonialeSI in generale, ma NO a limite a 500€ per contanti e patrimoniale
Cessione patrimonio pubblicoNONOSISISI
Liberalizzazioni e semplificazioniNOSI con dubbi su articolo 41 e eccessive deregolamentazioniSINO a vere liberalizzazioni, SI a semplificazioni, NO a centralizzazione competenze localiNO a vere liberalizzazioni, SI a semplificazioni e riforma articolo 41
Infrastrutture ed energiaNO a TAV e decisioni dall’alto, SI a energie puliteSI soprattutto a investimenti in tecnologie pulite, per un maggior “dialogo” con enti locali su infrastruttureSISI tranne che a revisione titolo VSI, ma settori dubbiosi su incentivi ambientali

[ad]In realtà queste posizioni vedono diverse varianti all’interno degli stessi partiti, per esempio nel PD le reazioni sono state da positive, nel caso di Letta e Bersani, a critiche e dure, come nel caso di Fassina e dell’Unità, del resto si tratta di un partito in perenne oscillazione tra CGIL e Financial Times, cosa che già si era vista in modo imbarazzante di fronte alle vicende di Marchionne e Pomigliano.
Nel PDL vi è un’ala in fibrillazione più liberista che va da Martino, con un piede fuori dal partito, a Galan e chiede più coraggio, più interventismo legislativo per lo sviluppo, in linea con Confindustria, per nuove leggi liberalizzatrici e sgravi fiscali, in questo opponendosi alla prudenza di Tremonti ma anche al partito degli avvocati e dei notai che non vogliono alcun cambiamento e per ora hanno prevalso. Nella stessa Lega, che ha trovato come punto unificante il NO all’abolizione delle pensioni di anzianità, ergendolo a simbolo riconoscibile della propria linea, ci sono stati quelli come Tosi che si sono detti non contrari ad una patrimoniale.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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