Se Forza Italia fa già capolino

Pubblicato il 10 Agosto 2013 alle 18:28 Autore: Gabriele Maestri

L’aveva detto giusto 24 ore fa Luigi Bisignani alla presentazione del suo libro a Porto Cervo: “La macchina organizzativa del Pdl è già partita e fra qualche giorno sarà visibile in tutta Italia”.

Verrebbe da dire che, più che le divisioni del Pdl, a muoversi sono già quelle di Forza Italia.

La prima dimostrazione si è avuta già una settimana fa. Alla manifestazione di sabato scorso, in effetti, si è cantato di nuovo l’inno dei berlusconiani della prim’ora (assieme ad Azzurra libertà e Meno male che Silvio c’è, per i cultori più recenti) e, nella scenografia del palco, la bandierina sfoderata da Silvio Berlusconi all’inizio del 1994 era a fianco del simbolo del Pdl, praticamente con lo stesso peso visivo.

Pdl in piazza, preparativi in via del Plebiscito

Un emblema, quello del Popolo della Libertà, più giovane di quattordici anni rispetto all’altro, eppure mai amato dai sostenitori e dallo stesso Cavaliere. Un segno anonimo, che con i suoi quattro colori (verde, bianco, rosso e l’azzurro dei Savoia, dei cristiani, della Nazionale) non comunicava molto più che il volersi rivolgere a tutti, senza dare segno di un’identità: unica eccezione, la versione da scheda elettorale che riportava diligentemente il nome di Berlusconi (ed era quello che acchiappava voti, non il disegnino).

Quella bandiera, invece, disegnata da Cesare Priori, direttore creativo che curava l’immagine di Fininvest, di potenziale ne aveva parecchio: era diversa dai due tricolori che circolavano da oltre quarant’anni (quello dei liberali e quello che stava sotto alla falce e martello del Pci) e nel giro di due mesi scarsi era riuscita a imporsi – con una campagna elettorale martellante sui media – all’attenzione di milioni di elettori.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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