Cristo si è fermato a Rimini

Pubblicato il 22 Agosto 2013 alle 19:17 Autore: Gabriele Maestri

Ci sono cascati un’altra volta. Sarà che sta per tornare Forza Italia, sarà che fare il leader di certi partiti porta a dire determinate cose, ma anche Angelino Alfano non ha resistito alla tentazione di infilare Gesù Cristo nei suoi discorsi, soprattutto al Meeting.

In questo, il segretario del Pdl si è mostrato perfettamente in linea con il suo venerato fondatore Silvio Berlusconi, che proprio alla kermesse ciellina aveva piazzato uno dei suoi numeri migliori in fatto di “res sacrae“.

Già, perché giusto nel 2006 (per la precisione il 25 agosto), il Cavaliere si presentò come sua abitudine alla convention di Rimini: il governo l’aveva perso qualche mese prima per un soffio, ma di grinta e retorica ne aveva da vendere. «Don Giussani ha avuto una parte importante nella decisione che assunsi nel 1993 – assicurò al popolo della colomba -. Mi disse ““Il destino ti ha fatto diventare l’’uomo della Provvidenza””».

berlusconi alfano pdl

Giù applausi e ovazioni, quella volta come altre volte, anche se Berlusconi difficilmente avrebbe dovuto convincere qualcuno dei presenti a votare per lui (nel senso che già lo facevano). Casomai, qualche uomo di poca fede – compreso, quella volta, persino Antonio Socci – dubitò che quella frase il fondatore di Cl potesse averla detta davvero, ma intervenne subito Marco Palmisano, tra i fondatori di Forza Italia e vicinissimo a don Luigi Giussani: «Nel settembre del 1993 Berlusconi incontrò don Giussani e gli parlò dei suoi progetti politici; alla fine il sacerdote mi disse: ““Caro Marco, Berlusconi è l’’uomo che ci manda la Provvidenza. Dobbiamo seguirlo. Dillo a tutti gli amici””». Un’investitura, altroché.

Fu forse per questo che, poco più di un anno dopo (25 novembre 1994), a un evento dell’Udc, propose ai presenti una frase rivelatrice: «Sarebbe veramente grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l’unto dal Signore, perché c’è qualcosa di divino dall’essere scelto dalla gente, possa pensare di tradire il mandato dei cittadini». Pareva quasi di vederla, la scena di un qualche vicario del profeta Samuele (magari con le sembianze di Antonio Tajani o di Antonio Martino, forzisti della prim’ora) pronto a estrarre il corno e a ungere il Prescelto.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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