La Santanchè prima di essere falco

Pubblicato il 25 Agosto 2013 alle 17:07 Autore: Gabriele Maestri
santanche riforme

E, a richiesta, la Santanchè fa anche i nomi: “Cicchitto, Schifani, Quagliariello, Lupi… Tutti a dire: ‘Aspettiamo ancora un po’, non decidiamo subito, vediamo; Magari Napolitano concede la grazia, magari Letta convince il Pd a non votare per la decadenza di Berlusconi dal Senato…’. Ma figuriamoci, sono fantasie”. Alfano nell’elenco invece non c’è: “Lui ha capito che aria tirava e si subito allineato: è il più furbo di tutti“.

Chiaro che le colombe, i cui nomi sono stati snocciolati in pubblico dal falco Pitonessa, se la siano presa, specie quelli che generalmente non sembrano affatto sposare una linea morbida. “L’onorevole Santanchè – sostiene Fabrizio Cicchitto – elenca i nomi dei dissenzienti, dei non allineati, dei renitenti e degli incerti. Francamente non ci sembra che abbia scelto il momento più opportuno per fare questo elenco dei buoni, dei cattivi e dei mediocri. Avevamo capito che, ferme rimanendo le libere valutazioni di ognuno, siamo tutti impegnati a respingere l’attacco a Berlusconi e a porre il Pd di fronte alle sue responsabilità”.

Sulla stessa linea il capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani: “E’ davvero molto grave che si provi a dividere il Pdl in buoni e cattivi, in chi è sempre e comunque con Berlusconi e chi manifesta dubbi e perplessità sulla strada da percorrere. Il comunicato di Alfano avrebbe dovuto sconsigliare l’onorevole Santanchè dal fare affermazioni inopportune che possono danneggiare l’immagine unitaria del partito e rischiano, peraltro, di incidere negativamente sulle vicende che coinvolgono il presidente Berlusconi”.

renato schifani governo a casa con berlusconi condannato

Quella della Santanchè sarebbe una mossa del tutto inopportuna perché avrebbe violato “il consueto e sano riserbo sulle riunioni di partito facendo credere all’opinione pubblica, invece, che ci siano stati vincitori e vinti“, cosa che per Schifani, non è solo falsa ma “desta sconcerto sul piano politico e delle relazioni personali che mai dovrebbero essere intaccate”. 

Solo molto più tardi, e dopo varie altre dichiarazioni decisamente avverse alla responsabile organizzativa del Pdl (“C’è bisogno di tutto meno che delle provocazioni della Santanchè – lamenta il senatore Giuseppe Marinello – fanno solo danni al partito”) arriva la difesa della compagna di partito (ed ex An come lei) Stefania Prestigiacomo: “Attaccare oggi Daniela Santanchè, che per prima ha denunciato il proprio scetticismo rispetto all’atteggiamento del Pd nei confronti di Berlusconi, significa attaccare chi ha fatto l’analisi giusta e ha indicato la linea da seguire. Chi attacca lei e i ‘falchi'”, consapevolmente o inconsapevolmente, indebolisce il partito”.

Le polemiche, del resto, la Santanchè non se le era fatte mancare nemmeno nei giorni scorsi. A chi ce l’aveva con lei per il suo nuovo ruolo di “consigliera” di Berlusconi (anche per gli striscioni aerei di Ferragosto “Forza Italia Forza Silvio”), lei ha dedicato un tweet al vetriolo: “Prendere ordini da Napolitano… invece va bene”. Non è rimasto a guardare Maurizio Gasparri, che non a caso aveva la nomea di barzellettiere in An: “Morire per Berlusconi sì, ma per il Twiga no”, aveva replicato in un altro cinguettio, citando esplicitamente il locale e stabilimento balneare di Forte dei Marmi di cui lei è socia.

Poteva la Pitonessa incassare? No, ovviamente: “Una cosa è certa: Gasparri non morirà mai di troppo lavoro…” ha ribattuto, per poi vedersi rispondere “Difatti sono resistente, lavoro da militante più di tanti altri e non ne morirò. Sono allenato alle battaglie dure..”. La scaramuccia via web, per fortuna, è finita: giusto perché ad Arcore c’erano cose più serie da discutere.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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