Per Grillo “perseverare è Napolitano”

Pubblicato il 28 Agosto 2013 alle 15:45 Autore: Gabriele Maestri
Grillo sbeffeggia Napolitano

Che per il MoVimento 5 Stelle e per il suo leader, Beppe Grillo, nell’Italia di oggi ci fosse una carenza di democrazia, anche per le tracce lasciate dall’opera di Silvio Berlusconi era cosa nota da tempo e mai nascosta dai diretti interessati. Con il nuovo post di oggi, tuttavia, Grillo identifica anche un altro attore con responsabilità pesanti: Giorgio Napolitano.

“Errare è umano, perseverare è Napolitano” è intitolato l’ultimo testo proposto dal leader stellato. “Era inevitabile che il meccanismo democratico si inceppasse in Italia sotto i lasciti del ventennio berlusconiano” scrive Grillo sul suo blog, citando come esempio più recente “la squallida vicenda sulla ineleggibilità di Berlusconi”. Subito dopo, però, se la prende con “le scelte di governo” di Napolitano, compiute “spesso prendendo a pretesto i mercati finanziari per giustificare forzature antidemocratiche”.

Cosa intenda Grillo, lo spiega subito: “E’ infatti ormai il solo Presidente Napolitano a fare e disfare i governi in Italia mirando a placare i mercati finanziari a garanzia di tutti. Ma di tutti chi? E di quali mercati stiamo parlando? In nome di quale conoscenza dei mercati finanziari un ottuagenario che ha passato la vita in parlamento decide cosa sia meglio per il suo Paese?”

beppegrillo

Il post ricorda la caduta di Berlusconi a novembre del 2011, avvenuta per mano dello spread e dei mercati: “”Dove non poté il Pd, poté il mercato”, ma per Grillo era quello il momento di tornare alle urne. “I mercati avrebbero non solo capito e aspettato ma anche apprezzato”. A sostegno della tesi cita le elezioni spagnole tenutesi sempre a novembre, ma annunciate a luglio: “I mercati attesero pazientemente l’esito delle elezioni premiando quella scelta con uno spread sotto controllo. In Italia le cose andarono diversamente”.

Ci fu, come è noto, l’avvento di Monti (“il governo Merkel in Italia”): secondo Grillo, “solo due anni dopo il Pd capirà come la sua Caporetto politica sia iniziata proprio nel novembre 2011 quando anziché pretendere legittime elezioni sicuramente vincenti ha preferito fare melina col governo delle larghe intese“, giustificando un suicidio politico in nome dei mercati e delle riforme. E se lo spread ha tenuto, sarebbe stato grazie allo “scudo” voluto da Mario Draghi e non per merito di riforme montiane “che non hanno mai avuto luce”.

Napolitano si sarebbe di nuovo appellato ai mercati dopo l’esito delle elezioni di febbraio, imponendo “un governo di larghe intese tra tutti i vecchi (Pd+Pdl) meno i nuovi (5 stelle)”: un governo che per Grillo sta per cadere “senza averci consegnato neanche una delle riforme promesse, mentre lo spread continua a tenere solo per merito di Draghi. Morale: “La vogliamo smettere di sventolare lo spauracchio dello spread e dei mercati solo quando fa comodo ai politicanti romani?”

L’ultimo paragrafo è un appello singolare a Napolitano: “La smetta signor Presidente di provare a convincere gli italiani che il governo Letta sia l’unico possibile perché i mercati non capirebbero. Ci mandi a votare caro Presidente. Si fidi degli italiani per una volta e non dei Violante di turno. Ci mandi a votare e vedremo se l’Italia non saprà dare ai mercati un governo forte e duraturo”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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