Davvero l’Imu indebolisce Letta?

Pubblicato il 29 Agosto 2013 alle 15:44 Autore: Gabriele Maestri

In questo modo, come si vede, la sostanza dell’Imu rientra comunque dalla finestra nel 2014, anche se la si pagherà con un altro nome e avrà una natura legata ai servizi e non patrimoniale com’era fin qui.

Insomma, la vittoria del Pdl in questo senso appare per lo meno dimezzata, anche se nessuno lo dice apertamente.

Non basta però. Va anche ricordato come in questi giorni le dichiarazioni degli esponenti maggiori del partito di Alfano abbiano messo in luce due punti inderogabili, senza lo scioglimento dei quali il governo di Letta sarebbe certamente caduto: l’abolizione dell’Imu e la “agibilità politica” di Silvio Berlusconi.

letta ed imu

Ora, le reazioni soddisfatte, quasi trionfalistiche del Pdl di ieri fanno dire che il primo punto è stato attuato; sotto un’altra ottica, però, il Pdl ora dispone di un’arma in meno per determinare la durata del governo e la sua azione. Difficilmente potrebbe lamentarsi della soluzione ottenuta, proprio per quanto è stato dichiarato ieri, dunque in un certo senso Letta è meno “sotto tiro” rispetto a prima.

Certo, resta l’ostacolo (difficile da sormontare) legato alla situazione di Berlusconi. Pensare però che, come il Pdl ha ottenuto la cancellazione dell’Imu, otterrà anche ciò che vuole riguardo al suo leader, è sbagliato: non c’è nulla di automatico. Non è affatto escluso che il Pd alla fine accetti che la Giunta del Senato si rivolga alla Corte costituzionale, ma non sarebbe una conseguenza di quanto è avvenuto ieri in Consiglio dei Ministri.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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