Schifani: Muro contro muro? Addio governo

Pubblicato il 9 Settembre 2013 alle 20:49 Autore: Gabriele Maestri
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La giunta delle elezioni e delle immunità del Senato rimanda a martedì 10 Settembre la prima decisione sul caso Berlusconi, ma la polemica politica è già incandescente.

Al risultato contribuiscono le dichiarazioni rilasciate questa sera, ad uso telegiornale, dal presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani, per niente soddisfatto di com’è andata la prima parte della discussione oggi pomeriggio.

“Dalla giunta provengono segnali di muro contro muro – ha detto Schifani davanti ai microfoni e alle telecamere dei tiggì -. Un inaccettabile atteggiamento da parte del Pd e di M5S che intendono votare domani contro le pregiudiziali formulate dal relatore”.

Il risultato di questa impostazione, secondo il capogruppo Pdl a Palazzo Madama, non può che essere una, definitiva. “Se dovesse succedere questo  – ha continuato – non credo che si potrebbe più parlare di maggioranza a sostegno del governo“.

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Anche questa volta, Schifani non parla esplicitamente di sfiducia o di altre misure (ritiro dei ministri, dimissioni in massa dei parlamentari senza surroghe da parte di chi avrebbe diritto di subentrare), ma certamente si fa capire quando parla di maggioranza che non c’è più.

A risultare sgradito al Popolo delle libertà, dunque, sarebbe un atteggiamento che si colloca a monte del voto sulla decadenza ma, addirittura, anche della stessa discussione sulla questione di legittimità costituzionale di cui – secondo il relatore Andrea Augello (Pdl) – si dovrebbe investire la Corte costituzionale.

Si dovrà comunque attendere domani per capire come la questione sulla decadenza di Silvio Berlusconi procederà: per ora le posizioni di Partito democratico e Movimento 5 Stelle sembrano coincidere.

Nel frattempo, a Schifani risponde il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda: “Lo dico molto pacatamente, il senatore Schifani commette un errore molto grave continuando a collegare i lavori della giunta del Senato alla sorte del governo di Enrico Letta. L’Italia, le sue istituzioni, le sue prospettive economiche, il lavoro di tanti cittadini e il futuro di tante famiglie – prosegue – non possono dipendere da una decisione della giunta delle elezioni del Senato che il nostro ordinamento prescrive debba essere assunta esclusivamente sulla base dei principi del diritto e non per scelta politica”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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