Papa Francesco a Scalfari: “Il vero dramma? I giovani disoccupati e i vecchi soli”

Pubblicato il 1 Ottobre 2013 alle 15:59 Autore: Gabriele Maestri

Si finisce a parlare di laicità, credenti e anticlericali, con Francesco pronto a sorprendere.

“Quando ho di fronte un clericale divento anticlericale di botto. Il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo. San Paolo che fu il primo a parlare ai pagani, ai credenti in altre religioni, fu il primo ad insegnarcelo”.

Eppoi un passaggio fondamentale sul rapporto con la politica: “La Chiesa non andrà mai oltre il compito di esprimere e diffondere i suoi valori, almeno fin quando io sarò qui“. Ma non è stata sempre così la Chiesa, nota Scalfari: “Non è quasi mai stata così – ammette Bergoglio -. Molto spesso la Chiesa come istituzione è stata dominata dal temporalismo e molti membri ed alti esponenti cattolici hanno ancora questo modo di sentire”.

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C’è il tempo per indagare meglio il “credo” di Francesco (“Io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore”) e per richiamare la necessità che gli uomini di buona volontà operino per aumentare l’amore verso gli altri: “Penso che il cosiddetto liberismo selvaggio non faccia che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vuole grande libertà, nessuna discriminazione, non demagogia e molto amore. Ci vogliono regole di comportamento ed anche, se necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili”.

Il dialogo-intervista si chiude qui, ma è lo stesso papa Francesco a indicare un potenziale sequel, una nuova puntata sempre con Scalfari: «Parleremo anche del ruolo delle donne nella Chiesa. Le ricordo che la Chiesa è femminile». Una puntata, probabilmente, da non perdere. 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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