Csm: Esposito, primo passo verso l’archiviazione?

Pubblicato il 16 Ottobre 2013 alle 15:14 Autore: Gabriele Maestri
condanna confermata berlusconi

Si fanno sempre più concrete le voci che parlano di un’archiviazione per le pratiche aperte dal Consiglio superiore della magistratura a carico di Antonio Esposito, il presidente del collegio della sezione feriale della Corte di cassazione che, il primo agosto, aveva confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione per il reato di frode fiscale.

La prima commissione del Csm, infatti, pare orientata all’unanimità, a proporre di archiviare il fascicolo che era stato aperto dopo l’intervista rilasciata da Esposito al quotidiano napoletano Il Mattinoprima che fossero depositate le motivazioni della sentenza su Berlusconi.

csm verso archiviazione per giudice esposito 16 ottobre 2013

Chiaramente la proposta di archiviazione dev’essere valutata per quello che significa davvero. Non si direbbe infatti che la condotta di Esposito non ha alcun rilievo di qualche genere, ma che i fatti per la commissione devono essere valutati sotto il profilo disciplinare (anche per questo la procura generale della Cassazione ha avviato una preistruttoria), per cui al Csm non spetterebbe valutare altre condotte in questa sede. Quanto alla seconda pratica, aperta dopo la denuncia al Csm da parte dello stesso Esposito di attacchi verso di lui in alcuni articoli di stampa, anche qui il parere prevalente sembra essere favorevole all’archiviazione.

Il relatore delle due procedure, Marino Sciacca, ha dunque proposto di archiviarle e per il momento in commissione pare esserci l’unanimità: il primo voto dell’organo dovrebbe esserci la settimana prossima, dopodiché toccherà al plenum del Csm esprimersi.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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