Stucchevole, retorico, superficiale: perché Bill Gates su Internet ha sbagliato

Pubblicato il 9 Novembre 2013 alle 22:04 Autore: Guido Scorza

«La tecnologia e i computer non salveranno il mondo».

Sono parole di Bill Gates, il genio visionario che ha portato un computer in ogni casa ed in ogni ufficio e non c’è quindi da stupirsi che abbiano fatto, in poche ore, il giro del mondo.

«Se nella scala delle priorità più urgenti del mondo mettiamo la Rete al primo posto, ci prendiamo in giro – ha aggiunto Gates, che ha poi proseguito – Pensate a questa cosa strana della quale mi sto occupando io, il vaccino per la malaria, che uccide 500 mila persone all’anno. Che cosa è più importante per loro, avere accesso alla Rete o avere accesso alla vaccinazione?».

E’ stridente, quasi incredibile il contrasto tra quanto Bill Gates, classe 1955, dice oggi, giunto sulla soglia dei suoi sessant’anni e quanto scriveva quindici anni fa, nel dare alle stampe il suo “La strada che porta al futuro”.

«Verrà un giorno, e non è molto lontano – scriveva Gates – in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, assistere a importanti spettacoli, stringere amicizie, visitare i negozi del quartiere e mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona.

Il computer sarà più di un oggetto da portare con noi o di uno strumento da acquistare: sarà il nostro passaporto per una nuova vita mediatica.

L’autostrada informatica trasformerà la nostra cultura tanto drasticamente quanto l’invenzione della stampa di Gutenberg ha trasformato quella del Medio Evo. Internet e il più grande veicolo di autodivulgazione di tutti i tempi».

E ora? Che è successo? Si è pentito del suo passato al punto quasi di ripudiarlo? E’ stato folgorato sulla via di Damasco?

Difficile dirlo ma il punto non è questo.

Il punto è che il nuovo Gates-pensiero – o almeno quello che i media mainstream stanno imputando a Bill Gates – è intriso fino al midollo di una stucchevole retorica tanto superficiale ed approssimativa da rendere difficile credere che si tratti di idee partorite dalla stessa genialità senza la quale – questo lo si può affermare senza tema di essere smentiti – il mondo oggi non sarebbe lo stesso e Internet, come la conosciamo, probabilmente non esisterebbe.

Tanto per cominciare che significa che «Internet non salverà il mondo» come dice Gates e come in queste ore stanno acriticamente riportando le più autorevoli testate del pianeta?

Internet non salverà il mondo da cosa?

Dalla malaria, dalla fame, dalle carestie, dalle guerre, dalla povertà o magari dalla stupidità, idiozia e miopia di certi uomini di Governo?

E chi lo ha mai detto che Internet possa o debba salvare il mondo?

Internet è “solo” un mezzo di comunicazione, un fattore abilitante di un nuovo ecosistema e, questo, Bill Gates lo sa benissimo.

E’ stato lui stesso, qualche giorno fa, a twittare con entusiasmo la notizia del suo incontro con gli scienziati che utilizzano l’open data, la condivisione delle informazioni e la Rete per debellare la malaria.

Internet da solo non salverà il mondo ma se si volesse ripagare la retorica di Gates con la stessa moneta si potrebbe serenamente rispondere che senza internet, gli uomini – ai quali sono affidate le sorti del mondo – certamente non lo salveranno.

Non importa se Bill Gates pensi davvero quello che ha detto, se a spingerlo ad una presa di posizione tanto forte contro il nuovo che avanza sia stata l’umana gelosia per i nuovi “profeti” del futuro – che si chiamino Larry e Sergey o Mark Zuckenberg – o l’esigenza di richiamare l’attenzione sull’urgenza di investire – come indubbiamente sta facendo lui – tempo e risorse nella lotta alla malaria, l’importante è che non passi davvero l’idea che Internet non sia poi così utile né così importante.

C’è troppa gente in giro – specie in Italia – che non aspetta altro che poter dire che persino Bill Gates non è più convinto che Internet sia il futuro e che, quindi, forse, non vale la pena di investire in tecnologia ed autostrade dell’informazione.

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